Problemi scolastici tecnici tamente ai bisogni della pubblica istruzione. Quel centinaio di lire all'anno, che sono necessarie per pagare la pigione di una stanza e l'illuminazione per una scuola serale, molti Comuni proprio non l'hanno. È stato recentemente calcolato che, in un gruppo di 33 Comuni dell'Aspromonte occidentale, le spese per l'istruzione pubblica pesano sui bilanci comunali nella proporzione gravissima del 21 per cento. E con tutto questo i Comuni della Calabria non spendono per l'istruzione che L. 1,15 per abitante, mentre la media del Regno è di L. 2,46.11 Strette fra insuperabili difficoltà finanziarie, le amministrazioni comunali cercano tutti i mezzi per evitare ogni maggiore spesa nell'istruzione, come in tutti gli altri pubblici servizi. Non di rado, i sindaci, per eliminare il pericolo che la scolaresca di una classe superi il numero legale e renda necessario lo sdoppiamento con una maggiore spesa pel maestro, stanno strettamente legati ai termini giuridici delle iscrizioni. In un Comune la maestra ci ha raccontato che venivano a scuola anche le ragazze superiori ai dodici anni, conducendo seco i fratellini piccini cui dovevano badare; e la maestra imbarcava tutte. Ma per questa via, anche senza contare i marmocchi, le alunne presto superarono di molto il numero di settanta. Il sindaco intervenne per fare espellere dalla scuola le alunne illegalmente iscritte. Queste non volevano andar via, piangevano, scongiuravano. Alla fine il problema fu risolto nel seguente modo: la maestra divise la scolaresca sovrabbondante in due gruppi, a ciascuno dei quali faceva lezione alternativamente per due sole ore nella mattinata: cosi tutte imparavano qualcosa. Non è legale; ma è umano; e soprattutto non costa nulla all'amministrazione comunale. Il disagio finanziario, però, spiega e giustifica solo in parte, quel senso di tedio e di ostilità che manifestano in genera!~ i Comuni per la scuola popolare. Siffatta avversione irritata ed annoiata proviene da altre cause meno giustificate e meno confessabili: dall'incuria, cioè, con cui sono amministrati in generale tutti i servizi pubblici dei Comuni meridionali dalle piccole minoranze, padrone dei poteri amministrativi e preoccupate solo di favorire le loro piccole clientele; e dal sospetto che il diffondersi dell'istruzione dia alla moltitudine rurale maggior peso politico e una nuova irrequieta audacia. "Le classi dirigenti locali," ha detto nell'ottobre 1907 al Commissario dell'emigrazione, Adolfo Rossi, un proprietario di origine mantovana stanziatosi da molti anni in provincia di Catanzaro, "hanno sempre sostenuto 11 MALVEZZIe ZAN0TTI-BIANC0, L'Aspromonte occidentale; Note; 1910. I Comuni di Milano, Torino, Genova, Firenze, Bologna, Venezia, Livorno, con una entrata effettiva complessiva di 115 milioni, spendono per l'istruzione 24 milioni e mezzo, cioè piu del 20 per cento delle entrate effettive. (GrnsTI, Le finanze municipali italiane nel 1909, Firenze, Alfani e Venturi, 1910, pp. 289.) Ora, siccome nella cifra di 24 milioni e mezzo intervengono in proporzioni assai notevoli le spese per l'istruzione media e superiore, e alla spesa per le scuole elementari contribuisce lo Stato. - mentre i calcoli per i Comuni dell'Aspromonte sono fatti per le sole scuole elementari e senza tener conto dei concorsi dello Stato - ne consegue che i piccoli e poverissimi Comuni calabresi spendono, relativamente alle loro entrate effettive, per l'istruzione elementare, almeno un terzo di piu dei grandi Comuni settentrionali. 991 BibliotecaGino Bianco
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