Questioni morali e sociali Ma le responsabilità personali di questo piemontese senza scrupoli non ci devono far dimenticare che la prima radice del male è proprio nell'Italia meridionale. Se la piccola borghesia meridionale non fosse cosi abbietta com'è, gli agenti del gov~rno non si arrischierebbero a trattare i paesi nostri come terre di conquista e come colonie barbariche. I reati e le immoralità governative sono proprio gl'indigeni che le invocano, per approfittarne. Guardate questi "galantuomini" in periodo elettorale. Chi ha l'appoggio del Prefetto e della questura, mette fuori i quattrini per assoldare i malviventi, bastona per procura i propri avversarii; ma si guarda bene dall'avanzarsi in prima fila e dall'assumere qualunque diretta responsabilità: circola sempre nelle sue vene il sangue vigliacco del nonno strozzino o manutengolo di briganti. Né migliore di lui è il suo avversario. Manda corrispondenze a tutti i giornali, proclamandosi oppresso dal Prefetto e dai delegati; invoca con telegrammi fulminei aiuto da tutte le parti; implora la terra, il cielo, il sole, gli astri a testimoni delle violenze ond'è vittima. Ma in cuor suo si duole di non trovarsi al posto dei suoi avversarii. E si propone, quando cambi l'indirizzo del governo, di prendersi una rivincita segnalata. E non appena le cose si fanno serie davvero, scappa. A che cosa volete che servano a quest'ignobile parassitume la cultura e il senso della realtà? Per i piccoli intrighi, per le piccole bugie, per i piccoli tradimenti, per le piccole truffe, di cui s'intesse la vita di ogni giorno, la cultura sarebbe superflua e il senso della realtà li spingerebbe al suicidio. Alle miserabili necessità di quella vita disutile e perversa, basta la "prontezza," basta quello che si suol chiamare l'ingegno meridionale. La funzione crea l'organo. E finché non sia venuta dal di fuori una spinta, magari violenta, che distrugga il monopolio politico di questa spregevole genfa, le sole attitudini utili saranno sempre quelle, che in altre società sono represse come malvagie. 6. Come le classi dirigenti settentrionali secondano e sfruttano la piccola borghesia meridionale Quando in un paese la corruttela delle classi dominanti è giunta al punto di bestialità in cui è ormai sprofondata la borghesia meridionale, una crisi o prima o poi diventa inevitabile: le classi inferiori scuotono il giogo marcito che le opprime, si dànno al saccheggio e alla strage, obbligano la classe dominante a rinnovarsi. Dopo la crisi, se la classe dominante ha ancora in sé delle energie restauratrici, la rigenerazione morale e politica del paese avviene con relativa rapidità. Se la classe dominante è cosi marcia che non sia capace di esprimere da sé nessuna scintilla d'intelligenza e di moralità, si ha un periodo piu o meno lungo di anarchia 971 BibliotecaGino Bianco
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