Questioni morali e sociali ta; il proletariato industriale è appena rudimentale; il proletariato rurale è quasi del tutto escluso dal voto, perché analfabeta; i piccoli proprietari di campagna sono o analfabeti o, come avviene quasi ovunque in Italia, tutti rinchiusi nel loro bozzolo e indifferenti alla vita pubblica. Il grosso del corpo elettorale è dato appunto dai professionisti, e dai diplomati e bocciati disoccupati. Negli stessi paesi di latifondo, le grandi famiglie nobili, che non sono ancora fallite - e son poche - o che non sono absenteiste - e sono pochissime, - e che hanno l'ambizione del rampollo deputato, in tanto possono agire ed influire nella vita pubblica, in quanto hanno intorno a sé una coorte di servi-padroni intellettuali. Dopo gl'intellettuali, come elemento numerico abbastanza importante del corpo elettorale, vengono i piccoli esercenti e gli artigiani che servono il consumo locale: bottegai, sarti, calzolai, muratori, falegnami, ecc.: individualisti per eccellenza; divisi dalla concorrenza; facilmente corruttibili con una cambialetta della Banca popolare, con una fornitura municipale, con la concessione di un suolo pubblico, col condono di una contravvenzione, con un foglio di cinque lire nel giorno delle elezioni. E appartati da tutti, sforniti in generale di influenza politica, occupati esclusivamente dei loro affari, e quasi sempre persone oneste e rispettabili, per quanto d'idee ultra-conservatrici, gli agricoltori della media proprietà, e quei piccoli proprietari, che sapendo leggere e scrivere non sarebbero esclusi dall'elettorato. La vera e propria classe dominante del Mezzogiorno, insomma, è in grazia dell'attuale legge elettorale, che priva del voto gli analfabeti, la piccola borghesia intellettuale. La quale solo in via subordinata è tenuta ad occuparsi degli artigiani e dei piccoli commercianti - e vi provvede coi favori amministrativi o con la compera dei voti; - e può assolutamente trascurare, in via normale, gl'interessi dei lavoratori rurali. 2 4. Le fazioni amministrative È facile comprendere quale uso debba fare della sua onnipotenza politica una classe cosI sovrabbondante e cosI ignorante, in un paese, il quale, per la sua povertà, non può offrire delle professioni libere che un campo di sfruttamento assai magro. Ogni laureato, diplomato, bocciato, procura di ottenere un impiego pubblico e di assicurarsi cosI un reddito qualunque a spese dei bilanci locali. 2 Dopo la riforma elettorale del 30 giugno 1912, la prevalenza numerica è passata dalla piccola borghesia intellettuale ai campagnuoli, e la vita pubblica del Mezzogiorno è entrata in una nuova fase. Ma finché le nuove condizioni non abbiano maturati i loro effetti necessari - e ci vorrà un po' di tempo - la descrizione, che facevo della vita pubblica del Mezzodi nel maggio del 1911, prima della riforma elettorale, continuerà a corrispondere alla generalità dei casi. 965 BibliotecaGino Bianco
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