Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridional~ che non ebbe sviluppi maggiori per la volontà del Salvemini, fu ripreso e applicato dai comunisti nel periodo del dopoguerra. 10 In questo racconto è perfettamente vero il particolare che io rimasi commosso {senza "persino") da quella offerta, ed è vero eziandio che an– dai a Torino per la campagna elettorale: immaginarsi se mi sarei lasciato sfuggire quella occasione per "far propaganda" proprio H sulla questione meridionale e sulla politica di Giolitti nell'Italia meridionale! Ma è difficile che nel 1914 i socialisti torinesÌ pensassero a me come loro candidato in Torino, se la mia campagna contro il loro partito era pericoÌosissi– ma, e se le mie affermazioni e le mie accuse diventavano cau,sa di odio nella massa lavoratrice meridionale contro il proletariato industriale. Quanto alle pallottole contro gli operai che sarebbero state fuse nel '19, '20, '21 collo stesso piombo che aveva ·servito dieci anni prima a stampare· i miei articoli, queste furono prevedute da Gramsci non prima del 1926. Non essendo sicuro della mia memoria nel 1954 piu che non potesse es~ere sicuro Gramsci della sua nel 1926, ho pregato Angelo Tasca, il qua– le nel 1914 era fra i dirigenti del movimento socialista a Torino, di darmi la sua versione di quel fatto; e lui me l'ha fornita in una lettera del 29 di– cembre 1954 che conferma pienamente i ricordi miei: Non ho letto il volumetto che raccoglie gli scritti di Gramsci su La questione me– ridionale, ma conosco il passo ché Lei cita, e che si trova in un manoscritto del 1926, dove è rievocato, in modo molto infedele, l'episodio elettorale della primavera del 1914. Il gruppo di socialisti, e specie di giovani, che si ritrovarono poi all'Ordine Nuovo, erano negli anni che hanno preceduto la prima guerra mondiale lettori ferventi del– l'Unità fiorentina. È questo settimanale che ha fissato le loro idee sulla questione meri– dionale. L'episodio torinese non si sarebbe prodotto senza le campagne dell'Unità, e va posto nel quadro di quelle campagne e delle loro ripercussioni in seno al partito socia– lista, specie nei suoi elementi giovani, che desideravano, approfittando del Suo inse– gnamento, rinnovare gli obiettivi e la tattica. Quando si trattò nel 1914 di cercare un candidato per il IV collegio di Torino, alcuni tr~ noi pensarono a Lei: la lotta sarebbe stata impostata cosl'. sul tema dell'alleanza tra gli operai industriali del Nord e i con– tadini del Sud, solidali in un'unica lotta antiprotezionista. La formula di Gramsci delle pallottole <lelle guardie regie fuse col piombo dei Suoi articoli, e dell'odio che quegli articoli avrebbero suscitato contro la massa lavoratrice nel suo insieme, è una punta polemica, che non aveva alcun fondamento, nel 1926, né nel 1914. Se Lei avesse rap– presentato una tesi puramente e ottusamente "meridionalista," a nessuno di noi sarebbe venuto in mente di presentarLa come candidato in un collegio operaio del Nord. Noi eravamo d'accordo con Lei nel combattere sia il caro-grano che· il caro-ferro, giudicando che la politica di protezionismo industriale del Nord costituiva un grave ostacolo per lo sviluppo economico del Sud! avevamo preso posizione contro l'accordo tra industriali e dirigenti riformisti dei sindacati del Nord su una politica economica che condannava il Sud all'arretratezza, e nessuno pensava di implicare in una stessa condanna "la mas– sa lavoratrice nel suo insieme." La Sua candidatura è nata, praticamente, da un colloquio fra me ed Ottavio Pastore, allora segretario della sezione socialista di Torino, di cui ho serbato vivo ricordo e che avemmo al caffè della Casa del Popolo di Corso Siccardi. Io Le scrissi allora personalmente, ed Ottavio Pastore si recò non a Firenze per mcon- 10 A. GRAMSCI, La questione meridionale, Ed. Rinascita, Roma 1951, pp. 14-16. 678 BibliotecaGino Bianco

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