Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Riepilogo I piccoli proprietari e gli artigiani di Molfetta erano destinati a spa– rire nella concentrazione delle ricchezze. I pescatori non erano proletari industriali. C'erano nuclei di proletariato industriale, oltre che artigiani e giornalieri salariati da artigiani. Ottimo materiale, ma scarsi di numero specialmente i primi; la nuova ·società non poteva essere partorita da quel "proletariato." Per fortuna c'erano in Molfetta, come in tutta l'Italia me– ridionale, i giornalieri agricoli, proletari autentici. Non erano raccolti nelle fabbriche, ma vivevano in grossi accentramenti urbani, i quali compiva– no per essi la funzione che le fabbriche avevano per il proletariato indu– striale. Nel ·proletariato agricolo il partito socialista, "solido, pieno di entu– siasmo, padrone dell'avvenire," avrebbe trovato la leva per sollevare il mondo. C'era in Molfetta una· vecchia Società operaia di mutuo soccorso, alla quale chiunque poteva essere iscritto, senza distinzione di partito o di mestiere, e che assicurava ai soci l'assistenza medica e i medicinali gratuiti e una pensione per la vecchiaia, ed era ben amministrata. Ma non aveva come simbolo il sol dell'avvenire, e perciò non valeva il conto di parlarne. I Figli del mare erano una cooperativa di scaricatori, che possedeva zattere per trasportare le merci dalla riva ai bastimenti e dai bastimenti alla riva perché il basso fondale rendeva impossibilè ai bastimenti di accostarsi alla banchina (quando fu completato il porto, quel servizio non fu piu neces– sario, e la cooperativa si sciolse). Nel .1896 ·funzionava bene. Ma quei proletari non erano "coscienti," motivo per cui non era il caso di pren– derli in conto. Quanto a un'associazione dei "Lavoratori del mare," erano piccoli pescatori o commercianti di pesce. Potevano essere ignorati o quasi. Se quel· mio lavoretto non contenesse che quelli ed altri semplicismi data 1896, lo ometterei: peccata juventutis meae ne memineris, Domine. Ho resistito a siffatta tentazione: 1) perché sarebbe stato non leale sottrarre al lettore quanto può mettermi sotto la luce autentica di allora; 2) perché quello scritto giovanile dimostra un tratto del mio spirito che non si atte– nuerà mai: la repugnanza per le astrazioni e il rispetto per la realtà con– creta, anche se difforme da preconcetti ed aspettazioni sicure. Il marxismo è una droga meravigliosa: prima sveglia gli animi dor– mienti, e poi li rimbecillisce nella ripetizione di formule che spiegano tutto e non dicono nulla. Quello scritterello del 1896 dimostra, credo, che quel ragazzo era stato sf svegliato dal marxismo, ma non rimbecillito. La os– servazione che la borgata meridionale accentra i lavoratori agricoli analo- . gamente a quanto fa la fabbrica per gli operai industriali, era tutt'altro che stupida. La piccola proprietà era sf destinata a scomparire, e lui stesso era un piccolo proprietario scomparso, contento di aver contribuito marxi– sticamente alla concentrazione delle ricchezze. Ma stava il fatto che, mentre nel 1880 il paese contava 2640 proprietari, nel 1896 ne contava 2669: la piccola proprietà dunque non spariva. Messo innanzi a quel fatto, il g10vane "socializzatore dei mezzi di produzione e di scambio" 669 BibliotecaGino Bianco

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