Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e ·questione meridionale qualsiasi vicinanza fra il nostro ordine di idee e quello di un partito, il quale è ai nostri antipodi in tutte le questioni fondamentali di politica in– terna, estera, militare, tributaria, scolastica, doganale, ecc., il quale esalta tutti i valori che noi deprezziamo, e deprezza i valori che noi esaltiamo, che muove insomma da una concezione della vita e del dovere antitetica assolutamente alla nostra, - basterebbe a distinguerci dai nazionalisti que– sto semplice fatto: che la nazione, pur essendo per noi un prodotto sto– rico importantissimo e benefico, non è il termine insuperabile dell'evolu– zione umana, non è il criterio supremo ed unico della nostra condotta; e pur lavorando affinché nulla vada perduto di ciò che di utile questa forma di organizzazione contiene, noi non crediamo di dover ricercare il pro– gresso della nostra p3:tria separatamente da quello delle altre patrie, anzi a danno delle altre patrie, ma crediamo nostro dovere ricercare e sviluppare nella politica internazionale, anzi che le superfici di attrito, quelle di coin– cidenza, e desideriamo una sempre piu vasta e profonda solidarietà fra noi e le altre nazioni, per il vantaggio di tutte. Niente mazzinianismo, e niente nazionalismo, dunque. - Ma niente socialismo, insiste il Savelli. E per dimostrare questo terzo niente segue un metodo troppo arbitrario per essere efficace. Di tutto quell'insieme va– stissimo e complessissimo di movimenti e di idee, che si denomina socia– lismo, sceglie i soli movimenti e le sole idee di quelle piccole- categorie, che specialmente in Italia, e magari specialmente a Genova, si sono avvez– zate a considerare il socialismo come un semplice sforzo di conquiste egoi– stiche immediate, ammettendo anzi sollecitando spesso il patrocinio e l'al– leanza di questo o di quel gruppo borghese per raggiungere piu facilmente lo .scopo, e facendo pagare al resto della classe lavoratrice le spese dei pri– vilegi nuovi pseudoproletari aggiunti ai privilegi borghesi antichi. Ed ecco secondo il Savelli, il socialismo; non altro può essere il socialismo. Indi il Savelli compie un analogo ma inverso lavoro per la borghesia: cioè ci pre– senta la borghesia sotto l'aspetto di uno di quei grandi, benefici, principi mercanti o condottieri di imprese industriali ed agricole, dai cui sforzi spesso eroici viene costruita· a pezzo a pezzo tutta una nuova impalcatura sociale. E poiché né al sottoscritto, né ad alcuna .persona di buon senso, sarebbe lecita la minima esitazione per i due tipi sociali, esclama trionfal– mente: dunque, lo vedi che non sei socialista? Ma la realtà è assai piu complessa che il Savelli non pensi, né si può ridurre a un dilemma cosf elementare come quello, su cui egli fonda tutta la sua socialfobia. C'è un altro socialismo: quello della intera classe proletaria; contro i privilegi non solamente della borghesia, ma anche di quelle categorie pro– letarie che per essere meno disagiate e meno incolte e ·meglio organizzate della massa minacciano continuamente di staccarsi dalla massa e di entrare nel sistema dei privilegi. E c'è un'altra borghesia: quella che preferisce ai rischi del lavoro produttivo il parassitismo politico saccheggiatore del lavoro altrui, 562 BibliotecaGino Bianco

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