Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Suf/ragiQ universale, questi'one meridlonaie e ri/ormt'sm6 via per attenuare la crisi è la diminuzione del prezzo del pane con l'aboli– zione del dazio sul grano. Ma quest'abolizione non potrà farla, se non darà dei proporziona.ti compensi all'Italia meridionale. Ora, se l'Italia meridionale non sarà rappresentata che da avvocati e da lat;ifondisti, i compensi an– dranno nelle tasche di costoro e saranno rappresentati specialmente da quei favori personali, nel distribuire i quali Giovanni Giolitti è maestro insupe– rabile. Se, invece, nel campo politico avranno voce anche i contadini me– ridionali - e questo non può avvenire se non mediante il suffragio univer– sale - allora occorrerà che il Governo pensi anche a costoro, con lavori pub– blici, con provvedimenti tributari, e cos1 via, se non vuole che soccombano nelle elezioni tutti i suoi candidati: i latifondisti e gli avvocati dovranno ce– dere a noi la parte migliore della focaccia. Insomma, l'abolizione del dazio sul grano, in un paese a suffragio universale, significherà un atto di giusti– zia per tutti. In un paese a suffragio ristretto, significherà un atto di pirateria, di cui faranno tutte le spese i contadini meridionali e di cui sarete autori, consapevoli voi, socialisti settentrionali. E, per fare una cattiva azione di que– sto genere, riconosco che non avete nessun bisogno - tutt'altro! - del suf– fragio universale. E buone azioni non ne farete, cioè riforme veramente e democratica– mente rinnovatrici non ne otterrete mai, mai e poi mai, finché vi mancherà la capacità legale di conquistarle. E questa capacità non l'avrete, finché non comincerà a mutare la deputazione meridionale. E questa deputazione non muterà, finché i nostri contadini saranno. esclusi dal diritto elettorale. Il riformismo in pericolo. - Sta qui il pericolo piu grave, a cui vanno incontro il partito socialista e le Confederazione del lavòro, se non fanno lo sforzo di guardare un poco al di là dei bisogni economici immediati dei la– voratori organizzati del Nord e del Centro d'Italia. In questo congresso è moda dir male dei sindacalisti 6 ; e molti, che ieri li applaudirono e li lusinga– rono, si affannano oggi, resi giudiziosi dal senno del poi, a prenderli a sassate. Ma commetteremmo un errore funesto; se in quest'ora stessa, in cui il sin– dacalismo appare prostrato, dimenticassimo che il sindacalismo l'abbiamo, se non proprio creato, certo reso pericoloso noi negli anni passati con i no– stri errori e con la nostra incapacità. Conquistata definitivamente nel 1901 la libertà politica e la libertà di organizzazione, noi ci illudemmo che stes– se per cominciare un'èra nuova di grandi riforme. E illudemmo i lavorato– ri, bandendo a centinaia i comizi contro il dazio sul grano, contro le spese militari, per la scuola elementare, per la legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, per· la riforma tributaria, e per chi sa quante altre belle trovate. E la Camera bocciava sistematicamente ogni nostra domanda e paralizzava ogm tentativo riformatore: 'la Camera, in cui una parte dei deputati del 6 Si riferisce alla corrente sindacalista-rivoluzionaria. [N.d.C.] 345 24 BibliotecaGino Bianco \

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