Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale una Madonna; i regi carabinieri, per salvare il piccolo borghese socialista, ammazzarono un proletario autentico, ne ferirono una mezza dozzina e ne misero dentro un paio di dozzine: e nessun giornalista socialista rivo– luzionario fece nessuna protesta a questo riguardo. Quale rivoluzione si può mai fare in un paese cos1 disgraziato? Vogliamo fare la repubblica? Con quali forze? E come la manterremo in piedi, noi che in generale non siamo buoni neanche a conquistare un Con– siglio comunale; e se per caso ne conquistiamo qualcuno, non siamo buoni ad altro che a farci prendere a pedate dal popolo sovrano? La lotta antimo– narchica avrebbe un grande significato e una importanza immediata, quan– do partisse dal Nord, il quale può fare la rivoluzione, come può fare le ri– forme. È .una vociferazione sterile e ridicola nei meridionali, che non sono in grado di iniziare né una riforma e tanto meno una rivoluzione, e nel movimento politico italiano - o riformista, o rivoluzionario - non pos– sono far altro che seguire le iniziative del Settentrione. Uno dei luoghi comuni messi in circolazione per spiegare perché mai l'ex regno delle Due Sicilie debba essere la terra promessa della rivoluzione è che, mentre al Nord il socialismo è ormai abbastanza progredito per po– ter dedicarsi all'azione riformista giornaliera, il Mezzogiorno invece ha an– cora grande bisogno della predicazione dei principi, della propaganda evan– gelica, dello spirito rivoluzionario. Tante parole, tante corbellerie. La pro– paganda dei princip1 è necessaria tanto al Nord quanto al Sud. Solamt:nte si tratta di sapere se questa propaganda debba farsi per· via di chitar'rate teoriche, di girandole oratorie; oppure se la coscienza socialista si forma sotto la perenne suggestione dei fatti esterni, che il propagandista e l'orga– nizzatore deve saper abilmente suscitare. Si tratta di sapere se il socialismo sia una rivelazione dello Spirito santo, che penetri come un fulmine nelle anime e le conquisti attraverso alla cavatina di un tenore di cartello, op– pure se sia una teoria senz'altra forza all'infuori di quella positiva e non metafisica, che le viene dai fatti e dagli interessi della vita vissuta, fatti e interessi ai quali occorre tener sempre agganciate le idee, perché non se ne vadano per aria a scoppiare come bolle di sapone. Certo, la propaganda oratoria può riescire utilissima, se sia fatta a tem– po e luogo, quando cioè gli animi sieno stati già abilmente e cautamente preparati da un lavorio pertinace e multiforme di suggestioni concrete, in modo che la esposizione delle teorie astratte venga ad essere il coronamento visibile di un anteriore lavoro sotterraneo; venga a dare agli uditori la con– sapevolezza di un nuovo stato d'animo, a cui erano giunti senza saperlo. Ma dal fatto che questo stato d'animo si manifesta in generale dopo avere ascoltato un discorso, è puerile ricavar la conseguenza che la coscienza so– cialista si manipoli coi discorsi. Ottenuta una conversione, se non si vuol perdere in breve il frutto della vittoria, bisogna subito avviluppare il nuovo stato d'animo in una solida rete d'interessi concreti, abbandonando l'illu- 314 BibliotecaGino Bianco

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