Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale popolari provocati dai gruppi politici, non rappresentano tanto le intenzioni incrollabili degli stati - ché, se cosf fosse, sarebbe vano trattare - quan– to i punti deboli, che i singoli gruppi economici interessati si preoccu– pano di fortificare, senza che con questo scompaia in noi la speranza di espugnarli in tutto o in parte. Affermare, dunque, in siffatte condizioni, che i nostri prodotti agri– coli non potranno aprirsi nessuna breccia nella muraglia protezionista degli altri stati, mi sembra per lo meno molto prematuro. Quel che, di fronte alle difficoltà innegabili dei prossimi negoziati, si ha il diritto e il dovere di affermare e di invocare, è che non se ne complichi e non se ne aumenti artificiosamente e di partito preso l'asprezza, come si fece nel 1887 nelle trattative con la Francia, come si sta facendo oggi, con la complicità attiva della democrazia radicale e fra l'imbambolato silenzio del partito socialista, pei nostri rapporti con l'Austria. Perché questo irredentismo ufficiale e artificiale, la cui parola d'ordine, scesa dall'alto, è portata in giro da quegli stessi organi militareschi e protezionisti, che quindici anni addietro facevano la campagna antifrancese e spasimavano d'amore per l'Austria e proclamavano con Francesco Crispi la teoria della rinunzia alle "zone grigie" di confine, quest'irredentismo furbo negli uni, sciocco negli altri, utile solo nel campo internazionale agl'interessi della Russia e alle ambizioni smodate della Germania, non è davvero lo espediente piu acconcio a diminuire le difficoltà - gravissime ma non insuperabili, come ha dimostrato Angelo Bertolini 5 - dei prossimi trat– tati. E in questo - mi sembra - tu non puoi esser che d'accordo con me. Che se le manovre dei protezionisti nostrani, associate alle manovre dei protezionisti stranieri, dovessero - come io non dubito - prevalere, allora evidentemente le basi della questione meridionale sarebbero del tutto spostate, e noi saremmo come chi, avendo perduto nel gioco una carta importantissima, deve cercar di fronteggiare alla meno peggio l'av– versario con l'aiuto delle altre. Di questo, però, sarà bene parlare domani, a tatti compiuti. Oggi, occupiamoci dell'argomento di oggi, non lascia– moci distrarre dagli abili diversivi, sforziamoci, se non di riportare vitto– ria, di circoscrivere la sconfitta, smascheriamo - non potendo far altro - le mille ipocrisie, con cui i salvatori del Mezzodf tentano di ubbriacar la vittima mentre si dispongono a condurla al macello. Ma noi, caro Bonomi, non facciamo neanche questo. Noi socialisti siamo occupati a discutere se vi devono essere due tendenze anche intorno al ·modo con cui si pettineranno i calvi nella società futura. Beati noi! [Da "Critica Sociale," 16 settembre e 1 ottobre 1903, firmato: RERUM ScRIPToR.J 5 Angelo Bettolini insegnò presso la R. Scuola Superiore di commercio di Bari e fu segretario della Camera di Commercio e Arti della provincia di Bari. [N.d.C.] 298 BibliotecaGino Bianco

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