Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Programma Amministtativo dei partiti popolari di Molfetta cine ai poveri, 500 per le specialità farmaceutiche e 600 per il serv1z10 notturno; in uno 5100 lire. Noi vogliamo invece l'istituzione di una far– macia municipale, ed il farmacista dovrà avere anche la casa sopra la farma– cia per il servizio notturno. Si spenderebbero cosf 2000 lire per medicine e specialità, 1400 per stipendio al farmacista, 450 per il fitto della casa per lo stesso e per il fitto della farmacia, 600 per un assistente, 120 per un inserviente, 200 per illuminazione e spese varie: in uno 4770 lire. Ip tal modo guadagnerebbero non solo i poveri, che avrebbero le medicine buone e di peso giusto, ma anche il Municipio. Ed i medici condotti dovrebbero spedire ricette solo per la farmacia municipale. Ed ecco esaurita la discussione sul programma dei partiti popolari. Chi ci combatterà? Tutti quelli che non vogliono pagare la tassa progressiva, tutti quelli che vogliono conquistare il Comune per ottenere dei posti e per vendicarsi degli avversari, e tutti quelli che antepongono gl'interessi del vescovo agl'interessi dei poveri. Orbene, contro la coalizione di costoro bisogna che i lavoratori facciano il partito dei poveri, e pensino al bene delle loro famiglie e dei loro figli. I ricchi hanno i loro interessi da difen– dere. Pensino i lavoratori a difendere i proprii, come ci pensano i ricchi; pensino i lavoratori a non perdere quello a cui han diritto. E si ricordino che, vendendo il loro voto nel giorno delle elezioni, fanno non solo una cattiva azione, ma anche un pessimo affare; perché i clerico-moderati, se danno all'elettore c~nque lire, perché voti per essi, ci trovano il loro torna– conto; nessuno vuol regalare i suoi quattrini agli altri. Chi vende il suo voto, invece, si dà mani e piedi legati ai suoi nemici, che sul Municipio fanno gl'interessi proprii e non gl'interessi dei minchioni, che nel ·giorno delle elezioni si son lasciati ingannare e corrompere. Ma chi ci garantisce, può dire un elettore avversario, che voi, dopo essere stati eletti, manterrete le vostr.e promesse? Qui si è avvezzi a veder mancare spesso di parola, e perciò la domanda è giusta ed opportuna. E la opportunità è tanto maggiore, quando si pensa che mentre i socialisti e quasi tutti i democratici accettano in buona fede il programma, una piccola minoranza di questi vuole sgattaiolare. Qualcuno si oppone a qual– cosa che lo danneggia; qualche altro vorrebbe una eccezione per proprio conto. Ma voi, operai, non dovete permettere certe eccezioni. Ogni candi– dato deve accettare e firmare il programma dalla prima all'ultima parola; niente transazioni, niente accomodamenti, niente eccezioni. O tutto, o niente; chi non lo accetta in tutto e per tutto, è nostro nemico; vada al diavolo o al vescovo, che per noi è lo stesso. E se qualche consigliere, dopo aver accettato e firmato il programma, dovesse tentare di venir meno alla promessa, sarà sbugiardato dagli altri suoi colleghi, i quali dovranno piut– tosto dimettersi che violare la parola data. Se il patto attuale dovesse essere da qualcuno infranto, si scioglierebbe l'alleanza dei partiti popolari, ognuno riprenderebbe la sua piena libertà di azione, e guai a chi sarebbe stata la causa della discordia! 263 BibliotecaGino Bianco

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