Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e qi,estione meridionale dichiara che ad accelerare il disfacimento non sono ne(:essarie misu– re legislative dirette, aventi carattere socialista, le quali avrebbero fra gli altri inconvenienti quello di obbligare lo Stato a concedere una indennità ai latifondisti poltroni espropriati, ma basta conservare sulla proprietà lati– fondista il presente carico tributario e abolire il dazio sul grano, rendendo cos1 le terre improduttive e svalutandole enorrpemente; a compiere, poi, la espropriazione e la sollecita trasformazione delle colture bastano le seguenti misure: a) servirsi dell'abolizione del dazio sul grano e dell~ riduzione degli altri dazi fiscali e dei dazi protezionisti indu– striali - con cui si otterrebbe anche il vantaggio di aumentare la capacità economica del proletariato meridionale - per stringere colle altre nazioni trattati commerciali a lunga scadenza, i quali assicurino largo smercio ai prodotti delle piccole colture meridionali (vini, agrumi, frutta ecc.); b) or– ganizzare il credito agrario su basi democratiche; e) ridurre del 50% tutte le tasse di registro e bollo sulle contrattazioni fondiarie delle province me– ridionali; d) esentare dalla imposta fondiaria per un lungo periodo di tem– po le piccole proprietà messe novellamente a coltura intensiva; e) ridurre stabilmente del 50% la imposta fondiaria sulle piccole proprietà; al vuoto finanziario prodotto nel bilancio dello Stato da queste ri– forme doganali e tributarie si provveda con la riduzione della rendita, che obbligherebbe anche i capitali a volgersi all'agricoltura, e con la riduzione delle spese improduttive; respinge in modo speciale il concetto enfiteutico sostenuto dall'ono– revole Sonnino, il quale tenderebbe a conservare sulla terra dissodata col sudore dei lavoratori un vestigio della vecchia oziosa proprietà latifondiaria, la quale deve invece sparire del tutto, né per essa è il caso di aver riguardo alcuno, essendo storicamente dimostrato che tutti i progenitori degli attuali latifondisti furono usurai, ladroni di strada, mantenuti e cinedi di regine e di re di altri tempi, usurpatori di demani comunali e di terre ecclesiasti– che, e solo con questi mezzi conquistarono le loro terre defraudandone i la– voratori meridionali; dichiara che la fine delle camorre amministrative meridionali non si può ottenere in alcun modo dall'opera del Governo centrale, ma deve essere il risultato delle iniziative risanatrici locali, aiutate dalla trasforma– zione economica innanzi accennata, dalla limitazione dei poteri malefici dei prefetti sulle amministrazioni comunali, dal suffragio universale am– ministrativo non limitato dall'obbligo del certificato scolastico elementare: obbligo il quale, pur essendo una prova irrisoria di capacità politica è inu– tile specialmente nelle vicine facili questioni amministrative, esclude dalla cittadinanza quasi tutto il proletariato meridionale, rendendo i corpi eletto– rali poco numerosi e mancipi di poche -ricche famiglie e della prefettura; afferma che tutte queste misure volte a risolvere la questione meri– dionale coincidono perfettamente cogl'inteÌ-essi politici:democratici ed eco– nomici-liberoscambisti dell'Italia settentrionale; 236 BibliotecaGino Bianco

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