Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale m1mmo sia un programma elettorale, come non credo nemmeno che sia un programma rivoluzionario: è questa una discussione, che si riferisce ai mezzi, con cui le riforme socialiste saranno applicate, ma non ha nulla da vedere col contenuto delle riforme stesse. Qualunque sia la via, per la quale il Programma minimo possa essere attuato, sieno le riforme in esso contenute attuate dai partiti borghesi, sieno attuate da noi, sieno l'opera di un Parlamento conservatore o di una dittatura rivoluzionaria, chiunque vorrà fare delle riforme dovrà sempre tener conto delle condizioni di tempo e di luogo, in cui lavorerà, e su queste modellare la sua opera. Possiamo - dice il Labriola - in un programma, che è l'inizio della trasforma– zione socialista, preoccuparci delle peculiari condizioni dello Stato italiano? Evidente– mente no, perché noi non andremo al potere né oggi, né domani e nemmeno doman l'altro. E se, fino al giorno in cui i socialisti dovessero assumere la responsabilità del potere, avessero a persistere le attuali condizioni finanziarie ed economiche, allora l>l che il programma socialista non si potrebbe attuare, ma per l'evidente ragione che anche l'Italia avrebbe cessato di esistere. C' est clair. Niente affatto clair, amico mio. Secondo queste parole, il Programma minimo sarebbe il programma iniziale di Governo del partito socialista, non sarebbe un programma immediato; fra il programma socialista, che non attueremo né oggi, né domani né doman l'altro, e le condizioni attuali del nostro paese, voi ammettete una serie di riforme, le quali escon fuori dal Programma minimo nostro; attuate queste riforme, verrà l'ora nostra; e sul figurino dell'Italia ideale, che nascerà dopo le riforme di cui parliamo, voi tagliate il nostro Programma minimo, buono per il momento in cui dovremo assumere le responsabilità del potere. Ma quali sono le riforme, che voi preparate per la futura Italia ideale? Il suffragio universale, diretto e segreto, la nazione armata, il referendum, l'autonomia comunale, ecc. Ma questa roba è buona per l'Italia nostra, l'Italia reale, presente, pidocchiosa, dissanguata, tassata, fucilata. Il Pro– gramma minimo non può essere che un programma pratico immediato, e fra esso e il mondo presente, in cui viviamo e respiriamo, non vi può essere alcuna soluzione di continuità: dove finisce questo comincia quello. La questione se non andremo al potere oggi, domani o doman l'altro, non ha nulla da vedere nella compilazione del Progra.çnma minimo. Nel fare questo lavoro noi dobbiamo: 1) fissare il nostro scopo, che è rafforzare il proletariato ed iniziare la trasformazione sociale (s~rebbe meglio dire: promuovere); 2) stabilita questa idea fondamentale, ricavarne il metodo da seguire nell'escogitare le- riforme; 3) con questo metodo stu– diare il mondo nostro, il mondo attuale, e proporre le riforme richieste dalle speciali condizioni di tempo e di luogo del paese in cui lavoriamo. Il resultato di questo lavoro sarà che oggi arriveremo a domandare ri– forme, le quali si trovano già nei programmi dei partiti democratici bor– ghesi; ecco per noi una cosa che ci deve far piacere, qua la mano e lasciate 202 BibliotecaGino Bianco

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