Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

La vittoria e la democrazia oggi hanno venti anni, si dedicheranno a questo difficile volontariato civile, noi non possiamo prevedere. Un gruppo di essi riescirà a rinnovare qualcuno dei vecchi partiti? Gruppi diversi riesciranno a rinnovare tutti i partiti? Oppure un bel giorno i piu fra essi dispereranno per sempre di tutti i vecchi partiti, e formeranno dei nuovi gruppi? Sorgerà, fra essi, un gruppo abbastanza numeroso, consapevole e disciplinato, deliberato a impadronirsi in blocco, con personale proprio, dei congegni dello Stato? L'avvenire è sulle ginocchia di Giove. Questo solamente noi sappiamo: che o la gioventu rinnovata moralmente dalla guerra esprimerà dal suo seno uomini nuovi, che sentano la necessità di un lungo studio e di un tenace lavoro di propaganda pel rinnovamento del paese; o l'Italia ritornerà presto ad accasciarsi, come prima della guerra, in nuove forme di miseria politica, e precipiterà rapidamente in una decadenza irreparabile; perché mentre la classe dirigente italiana continuerà a impaludarsi nei suoi giornali, nel suo parlamento, nella sua burocrazia, tutte le altre nazioni, fornite di classi dirigenti assai superiori alla nostra, progrediranno in coltura, in ricchezza, in coesione morale, e ridurranno un bel giorno l'Italia a loro zona d'influenza coloniale. Il nostro programma Il nostro piccolo giornale non può pretendere, da sé solo, di creare il domani d'Italia. La nostra ambizione è quella di contribuire con quelle poche forze, che abbiamo, ma con tutte le forze, che abbiamo, a preparare all'Italia una gioventu migliore. Lavorare, se ci sarà possibile, ancora una decina d'anni, a questo lavoro. Aiutare un migliaio di giovani, che oggi hanno venti anni, a divenire in dieci anni uomini migliori che noi non siamo. Non pretendiamo neanche che essi adottino per sempre tutte le nostre idee: desideriamo solo che imparino a osservare e ragionare meglio che noi non osserviamo e ragioniamo. Se a un certo punto della via si staccheranno da noi e rifiuteranno le idee nostre, sarà questo il frutto migliore dell'opera nostra, se potremo dire a noi stessi di avere contribuito col nostro lavoro a renderli meglio informati, piu coscienziosi, meno deboli, piu seri di noi. Venendo, ora, agli amici, le cui lettere abbiamo pubblicate, noi rinviamo il Miles studens a quanto abbiamo scritto nel numero passato dell'Unità sui nostri propositi per i prossimi anni. Noi eravamo già pervenuti, già per conto nostro, già prima che il Miles studens ci scrivesse, a riconoscere che il problema cl.ella coltura è divenuto ora piu che mai il problema base della nostra vita nazionale odierna. E se il Miles studens vorrà contribuire al nostro lavoro, sarà fra noi il benvenuto. BibliotecaGinoBianco

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