Per la riforma elettorale La Camera eletta dall'on. Giolitti nell'ottobre del 1913 è morta con la vittoria dell'esercito italiano, con lo sfacelo dell'Austria, con la sconfitta della Germania. Si riunirà ancora per qualche altra seduta; prenderà atto della sconfitta dell'Austria, della Germania e dell'on. Giolitti; voterà un altro esercizio provvisorio; farà molta retorica; finalmente se ne andrà. Non ha né autorità, né vigore per affrontare i problemi che da ora in poi si accavalleranno giganteschi gli uni sugli altri. Il governo, anzi, farebbe né piu né meno del suo dovere, se riservasse anche la discussione e l'approvazione del trattato di pace a una Camera eletta espressamente anche a questo scopo. Le elezioni generali sono, oramai, una necessità urgente e immediata. Saranno fatte non appena sia finita la smobilitazione: in primavera al piu tardi. Ma sarebbe prudente, sarebbe opportuno, sarebbe utile che la futura Camera fosse eletta col collegio uninominale? La futura Camera avrà sulle spalle un lavoro e una responsabilità enorme. Come potrà fare i suoi immensi doveri, se sarà invasa, come la Camera attuale, da un esercito grigio di mezze o di nulle figure, avvocatucci privi di qualunque passione politica meno quella della rielezione, poveri diavoli incapaci nella loro grande maggioranza di studiare seriamente un problema qualunque, tutti affaccendati a sfacchinare per gli elettori, capaci tutt'al piu di leggere appena un giornale quotidiano per imparare via via quel che devono pensare? O la futura Camera riescirà ad arricchirsi di un paio di dozzine di uomini veramente valorosi, appassionati dei problemi politici, capaci di sbalzare di sella gli attuali padreterni parlamentari, rammolliti dagli anni o molli fino dalla nascita; o essa sarà una ripetizione peggiorata della Camera attuale, e porterà l'Italia ad una irreparabile rovina. Orbene il collegio uninominale non può produrre, di regola, come deputati, che degli avvocatucci faccendieri, grandi uomini da villaggi, schiavi degli elettori e delle amministrazioni comunali, preoccupati solamente di concimarsi il collegio per le altre elezioni, indifferenti ai problemi d'interesse generale, costretti ad essere ministeriali con tutti i ministeri o a fare la oppos,izione solamente per burla, perché basta al governo di lavorare per sei mesi a furia di favori e di minacce e di rappresaglie alcune amministrazioni comunali, e alcune cooperative, un piccolo numero di grandi elettori in un collegio, per scalzare qualunque deputato e fabbricarne un altro. Il collegio uninominale, riducendo la lotta elettorale quasi sempre a un conflitto fra due uomini soli, in piccoli ambienti, trasforma qualunque lotta politica in contesa personale, obbliga i candidati a rinunziare a ogni dignità 452 BibliotecaGinoBianco
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