Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Nuovi doveri La folla tripudia per le strade. Ha rag10ne. Stretto è il leon di Svevia entro i latini acciari: Ditelo, o fuochi, ai monti, ai colli, ai piani, ai mari. Ma n01, che non ci siamo scoraggiati mai, neanche nelle ore piu nere, noi teniamo ora piu che mai i nervi a posto e pensiamo chiaramente in quest'oggi di gioia le formidabili difficoltà e i gravi doveri di domani. L'Italia ha vinto. Ma se avesse avuto una classe dirigente meno incolta, piu consapevole delle sue tradizioni e dei suoi doveri, meno avida moralmente, l'Italia avrebbe vinto assai prima e assai meglio. Questa verità gridiamola altamente nell'ora dell'ebbrezza: la vittoria non deve farci dimenticare le responsabilità di tutti coloro, che hanno fatto ciò che potevano per rendere impossibile la vittoria. Questa guerra sarebbe avvenuta invano, anzi si ridurrebbe ad un tradimento atroce perpetrato a danno del nostro popolo, se la terribile esperienza, che abbiamo attraversata e finalmente superata, non ci avesse insegnato tutte le deficienze della nostra coltura e del nostro carattere nazionale, se non avesse confermato per la vita e per la morte in noi la volontà di rimediarvi nei limiti del possibile, ma ad ogni costo. La vittoria assicurandoci la libertà, ci consente di dedicarci senza ostacoli esterni al grande lavoro della riforma interna del nostro paese. È finita, o sta per finire una guerra. Ne comincia un'altra. Piu lunga 1 piu aspra, piu spietata. Siamo tutti preparati al compimento dei nuovi doveri? [Da "L'Unità," 9 novembre 1918, firmato: L'UNITÀ.] 451 BibliotecaGinoBianco

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