Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Problemi e spunti di politica interna in tempo di guerra questo caso, vuol dire: necessità di far continui favori a Tizio, a Caio, a Sempronio, e quindi demoralizzazione, arbitrio, disordine nell'amministraz10ne. Dei direttori generali, i peggiori sono quelli che vengono dalla carriera burocratica dei ministeri. Costoro sono la quintessenza della ciucaggine quasi sempre, perché non conoscono nulla delle amministrazioni provinciali per non esservi mai vissuti: sono avvocati o ragionieri, che conoscono l'amministrazione solamente come una fabbri"ca di carte stampate e manoscritte, che partono da Roma e ritornano a Roma. E sono anche la quintessenza della servilità, sempre: per essi la direzione generale non è che un gradino della carriera: il trampolino per saltare finalmente al desiato riposo della Corte dei Conti o del Consiglio di Stato: e alle necessità di questa ultima promozione non c'è nulla che essi non sieno pronti sistematicamente a sacrificare. Il nostro collaboratore, dunque, ha perfettamente ragione quando afferma che il primo passo per la riforma dell'amministrazione deve consistere nel rendere capaci i direttori generali di resistere alle pressioni parlamentari. Bisogna cioè assicurare ai direttori generali una posizione tale, che non si sentano minacdati da nessun danno grave anche pel caso che debbano essere dispensati dal servizio. Cioè: l'ufficio di direttore generale non deve essere un gradino della carriera amministrativa: ma deve essere affidato pro tempore, ad uomini che sieno già arrivati all'apice della carriera, e che conservino il diritto a ritornare al loro ufficio, quando la loro opera di direttori generali non sia piu gradita al Consiglio dei ministri. I direttori generali, in altre parole, dovrebbero essere comandati alla direzione generale, e scelti in determinate categorie di alti funzionari: consiglieri della Corte dei Conti, consiglieri di Stato, professori d'università, prefetti, magistrati degli ordini superiori, ecc. Quando si credesse di nominare direttore generale una persona del tutto estranea all'amministrazione, bisognerebbe nominarla prima ad un alto ufficio amministrativo, per esempio al Consiglio di Stato, e poi comandarla alla direzione generale. Il giorno in cui il direttore generale non si trovasse piu d'accordo col ministro, e desse le dimissioni o fosse dispensato dall'ufficio, riprenderebbe il suo posto normale: non correrebbe pericolo di essere messo sul lastrico. Se non si assicura, in questo modo, o in altri modi analoghi, la indipendenza materiale ai direttori generali, sarebbe invano far leggi per dichiararli indipendenti, continuerebbero se~pre ad essere, per necessità di pane, i servitori di tutti. Beninteso, che i direttori generali, di cui verrebbe assicurata cosf la posizione materiale e l'indipendenza morale, dovrebbero essere responsabili dell'andamento dell'amministrazione, non solo di fronte al ministro, ma anche di fronte ai privati, che avessero qualche affare con la pubblica am442 BibliotecaGinoBianco

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