Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Lo riforma dell'amministrazione rente. Noi vogliamo, per ora, mettere in luce specialmente la complica• zione e · la difficoltà del problema, opponendoci alla faciloneria, con cui le soluzioni vengono improvvisate da politicanti, da giornalisti e da commissioni ufficiali, il cui compito, in fondo, non è altro se non quello di distrarre l'attenzione del pubblico dai centri veri del problema, dargli la illusione che una riforma si s_tapreparando, arrivare tutt'al piu alla modi• ficazione di qualche rotellina secondaria di un ingranaggio, ma lasciare l'ingranaggio malefico intatto sulle sue basi fondamentali. Allo scopo, che ci proponiamo in questa prima fase del nostro lavoro, servono anche, anzi sopratutto, articoli come questo del nostro collaboratore Francesco De Gaetano. In quest'articolo si devono distinguere tre gruppi di idee: a) quelle che tendono a definire i limiti dell'azione dei ministri m una amministrazione bene ordinata; b) quelle che tendono a convincerci della necessità di ristabilire in tutti i ministeri i segretari generali, che furono aboliti, se la memoria non c'inganna, nel 1882; e) quelle che tendono a meglio determinare la posizione dei direttori generali. Cominciando da quest'ultimo punto, noi siamo quasi pienamente concordi col nostro collaboratore, anzi sotto un certo rispetto siamo ancora piu radicali di lui. Cioè noi siamo convinti che uno dei guai, se non il guaio maggiore, della nostra amministrazione è la incapacità e la servili~à di quasi tutti i nostri direttori generali, i quali debbono la loro scelta ormai di rado alla loro preparazione tecnica, ma quasi sempre a intrighi politici e a gonfiature giornalistiche, e anche se fossero uomini di ingegno e di salda preparazione tecnica, si troverebbero sempre in una posizione pre• caria, esposti alle minaccie dei ministri, dei politicanti e dei giornalisti in• fluenti, e quindi privi di ogni libertà d'azione nel loro ufficio giornaliero. I direttori generali, infatti, sono nominati e licenziati dal Consiglio dei ministri, senza che il Consiglio dei ministri abbia nessun vincolo che limiti in alcun modo la sua libertà di scelta e di licenziamento. In queste condizioni, il sogno di un direttore generale è di crearsi fra i deputati, i senatori, i giornalisti un gruppo di amici sicuri, che lo difendano all'occa• sione contro qualche colpo di testa di un ministro. Nella peggiore delle ipotesi, il direttore generale cerca di cadere in piedi: essere m·andato alla Corte dei Conti o al Consiglio di Stato: e anche per tenersi pronto questo paracadute, egli deve sentirsi appoggiato da un certo numero di giornalisti e di politicanti influenti. Cosf il direttore generale è un po' il servitore di tutti, perché deve cer• care di essere l'amico di tutti: è il servo del ministro in carica; è il servo di tutti i possibili ministri; è il servo di tutti coloro che possono difenderlo contro qualche prepotenza di qualunque possibile ministro. E servitu, in BibliotecaGinoBianco

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