li metodo nella riforma amministratwa la epurazione del personale; ognuno di essi, poi, può di sua iniziativa abo• lire tutti gli ordini di servizio, che arruffano il lavoro amministrativo, riordinare le competenze, emanare nuove circolari, ecc., ecc.; ognuno di essi può ottenere dal suo ministro che provochi un decreto luogotenenziale per modificare i regolamenti, abolire i controlli, ridurre gli uffici, ecc. Quali, dunque, gli organi naturali della riforma? i direttori· generali: Se questi signori non hanno finora fatta la riforma, senza bisogno di commissioni, questo vuol dire che o non la vogliono o non la sanno fare. La verità è che non la vogliono fare. Tutta quella selva selvaggia di leggi, e regolamenti, e istruzioni, e circolari, e ordini di servizio, che ordina le competenze, le attribuzioni, il lavoro minuto giornaliero, i controlli degli uffici periferici, non è stata forse inventata da essi o col loro consenso, sia per moltiplicare alla periferia gli impieghi da largire ai protetti dei politicanti, sia per creare nuovo lavoro nei ministeri ed allargare gli organici, a profitto dei protetti dei politicanti o dei figli ed amici degli alti burocratici? Se non si comincia a colpire questa, che è la fucina centrale della polisarcia e del disordine burocratico, come arrivare alla periferia? O i direttori generali non hanno nessuna colpa di incapacità o di mala volontà nel fatto che il male sia arrivato alle proporzioni attuali, e allora lasciamoli pure ai loro posti, ma riconosciamo che la riforma è impossibile, perché, dove non possono arrivare i direttori generali, coi loro poteri sconfinati e continui, come arriverà mai una commissione, la cui autorità dura pochi mesi e si riduce tutta a imbrattar carte? O la riforma è veramente possibile; e allora perché i direttori generali non l'hanno già fatta o provocata - essi che avevano tutte le conoscenze e tutta l'autorità necessarie per condurre a termine siffatto immenso lavoro? Chi ritiene possibile e necessaria una riforma della pubblica amministrazione deve cominciare, non col formare nuove commissioni, ma col destituire in ciascun ministero tutti o quasi tutti i direttori generali. I nuovi direttori generali, costituiti in ciascun ministero in Consiglio di disciplina o di amministrazione, e utilizzando i pieni poteri conferiti al Governo a causa della guerra, debbono immediatamente dispensare dal servizio tutti quei burocratici, che formano la gerarchia tra il direttore generale e i capi sezione, sopprimendo negli organici tutti questi gradi inutili e dannosi; e solo da questo momento in poi, ciascun direttore generale, costituendo una commissione di studio per ciascun ramo di servizio coi funzionari piu giovani e piu intelligenti del centro e delle provincie, potrà iniziare il lavoro di riforma di tutti gli uffici da lui dipendenti, rimanendo bene intesi che una parte notevole delle economie realizzate con la soppressione delle funzioni e quindi degli impieghi inutili deve servire a migliorare le condizioni dei funzionari rimasti in ufficio, e che ogni funzionario, il quale abbia proposto ragionevolmente la soppressione di un ufficio inutile e l'abolizione Bibliot~ca Gino Bianco
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