Lo scandalo dei cascami Nello scandalo delle sete e dei cotoni bisogna distinguere tre ordini di responsabilità: a) le responsabilità penali di quegli industriali, che hanno esportato in Germania prodotti destinati a favorire l'azione bellica dei· nostri nemici; b) le responsabilità morali, e fors'anche penali, di quei tecnici dell'alta burocrazia, che hanno mancato di prendere quelle misure amministrative o di promuovere quei provvedimenti legislativi, che erano necessari per rendere materialmente impossibile la esportazione delle merci in questione; c) le responsabilità politiche degli uomini di Governo. Chi voglia apprezzare con spirito di equità il diverso peso di questi tre ordini di responsabilità, deve riconoscere che le minori sono probabilmente quelle degli uomini di Governo. Un ministro o un sottosegretario di Stato - teniamolo bene in mente - sono uomini come noi, che scriviamo, e come voi, che leggete, o amici dell'Unità. Essi non sono omniscienti, sebbene il pubblico pretenda ,he sieno tali, ed essi stessi - specialmente quando sono degli sciocchi - si pretendano tali. Prima che i giornali, i quali sanno tutto, ci raccontassero questa faccenda dei cascami, che cosa ne sapevamo noi, che cosa ne sapevate voi, amici lettori, dell'uso a cui detti cascami servivano in Germania e in Austria; e degli espedienti con cui venivano esportati in !svizzera, e di qui riesportati nei paesi nemici? E quel che non sapevamo né noi né voi; perché dovevano saperlo i ministri, che sono quasi certamente assai meno intelligenti di noi e di voi, e sono costretti ad occuparsi di una infinità di faccende, di cui non hanno mai saputo, non sanno neanche oggi nulla, e non sapranno mai nulla? Il dovere di sorvegliare il movimento delle esportazioni, di segnalare i pericoli, di promuovere dal Governo i provvedimenti necessari a prevenire ogni danno, spettava ai tecnici dell'alta burocrazia. Abolita per il regime di guerra l'opera legislativa del Parlamento, passata al Governo la facoltà di fare qualunque legge per semplice decreto luogotenenziale, l'Italia si trova in regime di "burocrazia assoluta" o di "dispotismo burocratico." Teoricamente sono i ministri, che propongono i decreti alla firma luogotenenziale; in realtà sono le Commissioni tecniche e i Direttori generali, che segnalano ai ministri la necessità dei decreti, ne preparano il testo, ne curano la esecuzione. Solo nel caso che gli uffici e le commissioni competenti avessero domandati i provvedimenti legislativi necessari e non li avessero ottenuti, solo Biblioteca.GinoBianco
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