Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

I deputati e la guerra vivace di una qualunque minoranza, le ·era impossibile resistere ed era costretta a lasciar passare la corrente contraria. Naturalmente, trascorso il momento delle difficoltà gravi, impallidito il ricordo dei tumulti e delle paure, la maggioranza ricostituiva le file e riafferrava il governo coi suoi uomini e colle sue idee ... .fino a una nuova crisi di disordine esterno e di interna viltà. Nel maggio 1915, la maggioranza parlam~ntare ha fatto quel che aveva fatto tante altre volte. Questa volta, anzi, aveva a sua giustificazione due circostanze: la prima era che gli istituti rappresentativi non erano stati mai cosi profondamente discreditati come in quel momento; la seconda era che si trovava di fronte non solo ai tumulti della piazza, ma anche a un programma di governo sostenuto dai tumulti della piazza. Presi fra i due fuochi, i deputati non potevano fare altro che arrendersi put senza convinzione alla volontà popolare: votarono la guerra e i pieni poteri alla quasi unanimità. Lo statuto e la guerra Lo spettacolo non fu costituzionalmente esemplare; no. Ma non era il primo. E se c'è della gente, che abbia il diritto di lamentarsi di quel che avvenne nel maggio 1915, questa gente non è certo la marmaglia dei deputati socialisti e giolittiani. Chi di coltello ammazza di coltello muore. E cosi non si può continuare in eterno, no. E il senatore Frassati ha mille ragioni di affermare la necessità di tornare ad un piu sincero e piu dignitoso funzionamento delle istituzioni parlamentari. Ma il senatore Frassati deve avere pazienza un pochetto. Dopo la guerra. Perché certi problemi di rieducazione politica e di riorganizzazione costituzionale non si risolvono in quattr'e quattr'otto, non appena il senatore Frassati trovi opportuno dimenticarsi del suo passato, rimettersi in veste candida di catecumeno, e ricordarsi che una volta c'è stato a questo mondo un conte di Cavour. E in questo momento l'Italia ha ben altro da fare che raddrizzare le gambe ai cani deputati. Già, lo stesso conte di Cavour, di cui il senatore Frassati si è rivelato cosi a un tratto ammiratore appassionato, nel 1859, ottenuti i pieni poteri per la guerra all'Austria, si affrettò a chiudere la Camera; e la Camera rimase chiusa senza interruzione dal 30 aprile 1859 al gennaio 1860, nonostante la guerra fosse finita nel luglio 1859; e nel gennaio 1860 fu sciolta; e la nuova Camera non si riun1 che il 2 aprile 1860: un anno pari pari di completa sospensione delle garenzie statutarie. Perché lo Statuto è stato pensato per i tempi normali. In tempo di guerra lo Statuto non può funzionare. Tanto è vero che siamo deliziati dalla censura, e la legge, che la istituiva contro lo Statuto è stata votata da tutti i 397 Bibliote·ca Gino Bianco

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