Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Problemi e spunti di politica interna in tempo di guerra La maggioranza parlamentare giolittiana non voleva questa guerra. Voleva l'alleanza dell'Italia con la Germania e con l'Austria. I piu accettarono la neutralità come un espediente per non avere la seccatura della guerra, continuando a rimanere nella Triplice alleanza. Per molti la neutralità non era che un atteggiamento provvisorio, da cui doveva uscire al momento buono la guerra contro l'Intesa, a fianco dell'Austria e della Germania. La maggioranza parlamentare giolittiana dové rinunziare a questo programma, e inghiottire la guen:a nel maggio del 1915. Perché? Attribuire alle semplici dimostrazioni di piazza questa adesione alla guerra, di una maggioranza parlamentare che non voleva la guerra, è spiegazione un po' troppo semplicista. La verità intera è che la maggioranza parlamentare, eletta a furia di corruzione e di violenze governative nell'ottobre del 1913, si sentiva disarmata e impotente contro il governo, che in quel momento voleva la guerra; non poteva parlare in nome della nazione, perché il suo mandato non le veniva dalla nazione; non poteva rivendicare la dignità e la libertà della funzione parlamentare, perché da troppo tempo la funzione parlamentare era divenuta un mito. Non era la prima volta che la maggioranza parlamentare si rivelava in Italia incapace di sostenere la sua politica contro i tumulti della piazza. Il ministero Giolitti del 1892-1893 era stato sostenuto da una saldissima maggioranza, nonostante gli scandali ignominiosi della Banca Romana; ma la maggioranza si sbandò di fronte ai tumulti dei fasci siciliani: e Giolitti dové scappare a Berlino. Il ministero Crispi 1894-1896 si fece anch'esso con le solite elezioni una saldissima maggioranza: ma dopo la disfatta di Abba Garima, di fronte ai tumulti di piazza, la maggioranza si sbandò, e Crispi cadde. Il ministero Di Rudin1 1896-1898 si fece anch'esso una brava maggioranza: cadde anch'esso per i tumulti del maggio 1898, nonostante la maggioranza. Il successivo ministro Pelloux cadde per l'ostruzionismo della minoranza di Estrema Sinistra, a cui la maggioranza fu incapace di reagire, perché sentiva al solito di non avere base nel paese. E tutte le successive crisi giolittiane, di cui abbiamo innanzi parlato, sono avvenute sempre contro il desiderio della maggioranza parlamentare, che ha sempre dovuto arrendersi a disordini di piazza (sciopero dei ferrovieri 1905, tumulti per il modus vivendi con la Spagna 1906), o alla. paura di disordini (sciopero ferroviario 1914), o alla comprovata incapacità del suo condottiero a risolvere soddisfacentemente problemi improrogabili (convenzioni marittime 1909). In tutti questi casi, la maggioranza si è rivelata sempre incapace di difendere il suo punto di vista e i suoi uomini, perché non aveva una forza propria, e al primo disordine un po' serio, alla prima critica un po' BibliotecaGinoBianco

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