Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

11 " boss " d'Italia Il "boss" d'Italia è l'on. Giolitti. In dodici anni di dominio continuato e incontrastato, ha nominato tutti i deputati, senatori, prefetti, consiglieri di Stato, consiglieri della Corte dei Conti, magistrati della Cassazione, e in generale i membri di tutti i consigli superiori dello Stato. Questa enorme associazione a delinquere, costruita a pezzo a pezzo in dodici anni di favoritismi personali, è oramai una macchina che funziona da sé: colui che l'ha montata, non può piu fermarla; se pretendesse fermarla, sarebbe il primo ad esserne schiacciato; è il loro capo, perciò deve seguirli. Ma non è uomo da rifiutarsi di seguirli. Il capo è degno dei seguaci. La politica per lui non è che la via per assicurare a figli e generi ed amici una buona posizione nelle grandi organizzazioni affaristiche d'Italia, e dai figli e dai generi è già passato ai parenti dei generi: il padre di un suo genero, un individuo qualunque, lo ha fatto senatore: è stato il regalo di nozze per sua figlia. Chi vuol diventare presidente della Cassazione, si metta a fare la corte alla sua cuoca: e senza dubbio arriverà. La clientela che lo segue, giura per lui: sa benissimo che lui è degno di lei, e non penserà e non agirà mai in senso opposto a lei. Quando lo applaude, applaude in realtà se stessa, l'ideale che essa ha della vita pubblica, il trionfo sistematico dei suoi interessi. In un altro Parlamento, la lettura dei famosi telegrammi dell'agosto del 1913, probabilmente alterati nel testo, da lui fatta alla Camera· nella seduta del 5 dicembre scorso, senza che ne fosse stato preavvisato t'l mim'- stero, quella lettura sarebbe stata considerata come una inaudita sèorrettezza, e lo avrebbe squalificato moralmente e politicamente. Invece, tutti lo applaudirono: e sui banchi dei deputati radicali e anche in una discreta parte dei socialisti ufficiali-intransigenti-rivoluzionari, fu un fremito di ammirazione: " Quello si, " dicevano, " che è un vero uomo di Stato! " 1 In un altro Parlamento, un ex-presidente del Consiglio, il quale continuasse a fare come cittadino privato una politica estera personale, diversa da quella del governo ufficiale, e avesse colloqui con l'ambasciatore di una potenza che può da un momento all'altro diventare nemica, in un altro Parlamento quell'ex-ministro solleverebbe contro di sé la indignazione universale. Nel mondo parlamentare italiano questa indegnità passa senza proteste: anzi si dà oramai come sicuro, per la riapertura della Camera, il nuovo ministero Giolitti-Biilow-Sacchi-Pantano. La base del nuovo accordo parl~mentare sembra sia il seguente: i radicali giolittiani mangeranno a quattro ganasce, e in compenso lasceranno al "boss" piena libertà d'azione nella politica estera. La combinazione avrà per sostenersi un nuovo giornale: capitale due milioni. 1 Il s dicembre 1914, nel corso di un dibattito sulla politica estera, Giolitti aveva rivelato alla Camera il contenuto di alcuni telegrammi diplomatici relativi ad un progetto austriaco di attacco alla Serbia, del 1913, ed alla copseguente interpretazione restrittiva che egli aveva dato degli obblighi che l'Italia aveva verso l'Austria. [N.d.C.] 391 Bibliote-caGinoBianco '

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