Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Una rivoluzione senza programma Se i condottieri dei partiti democratici non avessero dedicato tanti anm della loro attività e delle loro scaltrezze a vuotare di ogni contenuto specifico l'azione dei loro partiti, distraendoli sistematicamente da tutti i problemi concreti della vita nazionale, esaurendoli nell'anticlericalismo commediante e nella conquista di microscopiche leggine sociali o nell'accattonaggio di lavori pubblici per i cooperatori disoccupati, e conducendoli imbambolati e disorientati al seguito dell'on. Giolitti, come la servetta trae il cucciolo dietro alla padrona, i tumulti dei giorni scorsi non sarebbero avvenuti invano. 1 Supponiamo, per esempio, che in Italia la campagna contro il protezionismo, iniziata fra il 1895 e il 1900, non fosse caduta dopo i primi insuccessi parlamentari; ma fosse stata continuata sistematicamente e sinceramente senza preoccuparsi delle difficoltà che ne sarebbero sorte per l'on. Giolitti, anche se ciò avesse dovuto impedire a qualche deputato ... rivoluzionario di ottenere la nomina di qualche guardia forestale o il trasferimento di qualche vice cancelliere di pretura. A quest'ora nelle teste di un grande n~mero di persone si troverebbe ben piantata l'idea che il dazio sul grano, per esempio, è una ingiustizia intollerabile. Le folle inquiete che dovevano prorompere o prima o poi, e prima o poi ritorneranno a prorompere sotto l'aculeo di un disagio economico e sopra tutto morale che è il frutto di dieci e piu anni di giolittismo, avrebbero avuto durante i tumulti un bersaglio preciso contro cui mirare, un interesse generale ben definito da rivendicare, una iniziativa immediata da imporre agli uomini di governo. Alla prima protesta contro le repressioni di Ancona si sarebbe immediatamente e istintivamente accompagnata anche la protesta contro il dazio sul grano. La massa centrale della popolazione, che nei giorni scorsi di fronte agl'incidenti e ai vandalismi senza scopo si è sentita urtata e irritata, avrebbe riconosciuto la giustizia di un movimento popolare contro il dazio sul grano, avrebbe detto, pur deplorando i disordini, che dopo tutto gl'insorti non avevano torto e la colpa era del governo. Gli stessi uomini di governo avrebbero saputo quel che avrebbero dovuto fare per attuti.re la rivolta, e sarebbero stati costretti a farlo dagli incitamenti di quella massa intermedia apolitica che è la vera forza determinatrice definitiva di ogni azione di governo. La vittoria sarebbe stata facile e rapida; e la rapidità -della soddisfazione ottenuta avrebbe messo 1 Nel giugno 1914 avevano avuto luogo, nel paese, grossi tumulti popolari culminati nei noti fatti della " settimana rossa " di Ancona. [N.d.C.] BibliotecaGinoBianco .

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