Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Per il rinnovamento del paese e per una· nuova classe dirigente e per provvedere alle spese continuative della folle impresa, occorrono 70 od 80 milioni? Con quali nuove tasse intende il Governo provvedere a questo fabbisogno? Una battaglia risoluta e continua su questo terreno e in questo senso, costringendo tutti alla sincerità e dando a ciascuno il sentimento immediato della propria responsabilità finanziaria, rappresenterebbe contro gli aumenti delle spese militari un ostacolo assai piu grave che centinaia di comizi di proteste " sovversive " contro le spese " improduttive. " E già che siamo a parlare di freni automatici contro gli aumenti militari, crediamo opportuno di richiamare l'attenzione di quanti cercano occu- • parsi seriamentè di questo pauroso problema, anche su un'idea sviluppata sul Berliner Tageblatt del 12 novembre 1913 dall'economista Lujo Brentano dell'Università di Monaco. Il Brentano ha osservato, a proposito del famoso processo Krupp, come il Governo tedesco - e noi possiamo dire lo stesso del nostro - mentre interviene in tutti i rami della vita economica cercando di subordinare il gioco delle forze naturali a preoccupazioni di indole politica, una sola forma di attività industriale abbandona quasi del tutto alla iniziativa privata: quella delle produzioni delle armi: cioè proprio quella, che Adamo Smith riconosceva essere la sola di cui il monopolio dovesse competere sempre allo Stato. Ne è conseguito che gli Stati si trovano oggi ad essere diventati gli schiavi delle fabbriche private d'armi; le quali, per mezzo della stampa da esse prezzolata e controllata, creano le grandi paure internazionali e costringono i governi a spese che si potrebbero certamente evitare, se non fossero richieste dagli interessati. Una volta, quando l'industria militare era ancora un JnOnopolio dello Stato, le spese militari erano la conseguenza della politica estera, che lo Stato si proponeva. Oggi sono spesso gli interessi delle fabbriche d'armi la causa determinante della politica estera degli Stati. Unico rimedio contro questo danno, che diviene ogni giorno piu grave, è il monopolio statale delle fabbriche d'armi. Anche se il costo di produzione nelle officine statali dovesse riuscire superiore a quello delle officine private, questa perdita economica sarebbe compensata dal vantaggio politico inestimabile di sottrarre i Governi alle pressioni artificiose di industrie private, le quali hanno interesse a veder sempre crescere le ordinazioni militari, o per lo meno a non vederle mai diminuire, e sono portate naturalmente a desiderare e magari a provocare, contro la stessa volontà degli uomini di governo, una politica internazionale di incidenti, di attriti e di ... nazionalismo. Per rendere indipendente la politica estera dagl'interessi privati, bisogna cominciare dal distruggere le fabbriche militari private. Ecco un'altra idea, che meriterebbe di entrare in un programma immediato d'azione democratica. {Da "L'Unità," ?, gennaio 1914, firmato: L'UNITÀ.]· BibliotecaGinoBianco

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