Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Un poliziotto assassino E la sera del 13 settembre, giunsi a Terlizzi da Mariotta poco dopo il tramonto accompagnato da due soli amici di Molfetta, un avvocato ed un commerciante. Trovai all'entrata della città una trentina di contadini e di operai di Terlizzi e due soli amici di Bitonto, dei quali uno avvocato e l'altro maestro. Il piccolo gruppo attraversò tranquillamente e senza il minimo grido la città. Quando fummo alla lega dei contadini, uno degli ultimi del nostro gruppo fu aggredito alle spalle da un giolittiano: evitò la bastonata che gli era stata destinata e la restituL Io uscii dalla lega al trambusto, indussi i miei amici ad entrare nella lega, mentre il delegato Vicario faceva la commedia di ristabilire la calma fra gli assalitori, e mentre gli assalitori facevano volare una mezza dozzina di sassate al mio indirizzo, senza che il delegato Vicario prendesse alcun provvedimento contro i lanciatori. In quella sera il delegato Vicario e i suoi degni armigeri non vollero farmi veramente del male: vollero darmi solo una prima lezione, affinché mi passasse la voglia di ricominciare da capo. La sintesi della rappresentazione la dette un pregiudicato, certo Francesco Tedeschi, tutto lacero e con un grosso sasso sotto il braccio, il quale alla mia partenza dalla lega - una mezz'ora dopo gli incidenti - mi si fece contro in presenza del delegato Vicario minacciandomi che sarei stato ucciso se fossi ritornato a Terlizzi. Il delegato gli lasciò ripetere tre volte la minaccia, sebbene io continuassi a domandargli se per caso non avesse sentito nulla. Alla fine gli dette uno spintone e bott U come dicono a Milano. "Le ferite," scrivevo sull'Avanti! del 18 settembre, raccontando i fatti, " verranno probabilmente in seguito. Quella di sabato scorso non fu che la prova generale di ciò che la mala vita di Terlizzi prepara contro di me per la prossima occasione, sicura dell'impunità." Una telefonata sbagliata Era evidente per me il dovere di non dichiararmi vinto al primo assalto. D'altra parte, era evidente anche che non avrei dovuto a nessun patto ritornare a Terlizzi senza testimoni autorevoli e insospettabili. Cura della prefettura di Bari durante la campagna elettorale è stata quella di organizzare la stampa in modo che i delitti commessi dai delegati e dai malviventi venissero attribuiti proprio a chi da quei delitti era oppresso. Cosf all'indomani del 13 settembre il Corriere delle Puglie, organo della prefettura di Bari, raccontò gli incidenti di Terlizzi, attribuendone a me la responsabilità, perché ero ·andato a· provocare la popolazione circondato da leghisti di Bitonto; e la Tribuna e il Gi'ornale d'ltalt'a e la 347 BibliotecaGino Bianco

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