Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Per il rinnovamento del paese e per una nuova classe dù·igente delegato Ippolito, e la città fu invasa da una tÙrba di poliziotti. E subito si videro gli effetti della presenza non desiderata. Dopo le 9 mentre eravamo dinanzi al nostro comitato passò tre volte davanti a noi il solito gruppo di persone - una trentina - che da tre sere andava girando la città fino alle due dopo la mezzanotte cantando canzoni per Pansini, senza che la pubblica sicurezza facesse nulla per impedirli. Restammo tranquilli; ma quando quei provocatori si furono avviati verso la città nuova, una ventina dei nostri entrò nella città vecchia e improvvisò una contro dimostrazione. Un gruppo di repubblicani si mosse a un tratto verso la città vecchia con l'intenzione evidente di venire alle mani. Ma io mi alzai dal comitato, tagliai loro la strada ed entrai solo nella città vecchia per trovarmi al parapiglia. I repubblicani si fermarono e tornarono indietro. Ma al ritorno di quelli dei nostri che erano andati nella città vecchia, tutto d'un colpo i repubblicani si precipitarono contro di essi; noi del comitato corre~mo in aiuto degli a~saliti. Eravamo quaranta contro quaranta piu una quarantina di neutrali che stavano sul marciapiede a guardare. Volarono degli schiaffi; ma i nostri tennero duro. I questurini prima rimasero inerti, ma quando videro che noi resistevamo e respingevamo gli assalitori, si buttarono in mezzo prendendosela ... con noi. I carabinieri fecero una fila tra noi e gli altri; rimanemmo cosf un'ora a guardarci ed alla fine io con due amici andai a casa passando attraverso i carabinieri lungo la massa degli avversari. Ma durante la notte ricominciarono gli schiamazzi: si capiva che gli avversari, forti degli aiuti polizieschi venuti da Bari, volevano tentare l'ultimo sforzo per gettare lo spavento in mezzo ai nostri e per ripetere a Molfetta il gioco di Terlizzi. Sapevamo che in giornata avrebbero ripubblicato in un foglio volante alcune pagine di un mio vecchio scritto su Molfetta del 1897, col quale speravano di sollevare contro di me il risentimento dei pescatori. Informato in tempo avevo nella notte fatto stampare 10.000 manifestini di risposta da essere distribuiti non appena cominciasse la distribuzione dell'altro. · La domenica mattina alcuni banditori cominciarono a girare per la città annunciando che Pansini doveva vincere a forza. Nel pomeriggio fu distribuito il manifesto dei repubblicani ai pescatori, al quale seguf immediatamente la diffusione della nostra risposta. Fu per i repubblicani un colpo fulmineo e il loro foglio non era letto da nessuno e anzi i contadini ne fecero un gran falò. Alle 5 andai a parlare ai marinai e non solo non dovetti scusarmi di accuse che non avevo mosso loro a proposito della recente agitazione, che avevo anzi difesa con gli scritti e con la parola, ma fui accolto col massimo entusiasmo. Il discorso ai marinai fu tenuto in luogo chiuso lontano 200 metri da quello in cui avvennero poi i tumulti. È falso dunque che i repubblicani potessero essere incitati da parole mie che... non potevano sentire. Ac~ompagnato dai manna1, tutti in massa, accalcandoci via BibliotecaGinoBianco

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