Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Pensioni operaie e imperialismo Siamo quasi alla vigilia della battaglia elettorale, e non si vede la minima traccia di una differenziazione dei partiti, di una disputa ardente su uno o due problemi fondamentali, su cui gli animi debbano necessariamente dividersi. Libici e antili'bici, grida il Giornale d'ltali"a e fa eco l'Avanti'!: divisione utilissima, s'essa implichi tutto un modo diverso di concepire la politica estera, militare e finanziaria del nostro paese; discussione del tutto oziosa, quando si limiti da una parte alle recriminazioni sul fatto • compiuto, dall'altra alle solite vanterie che per due anni ci hanno esposto al ridicolo di tutta la stampa europea. Ma all'infuori di questa divisione, all'infuori dell'eterna disputa infeconda e insincera fra clericali e anticlericali, su tutto il resto sembra regnare l'indifferenza o il consenso piu completo e scoraggiante. Una sola idea nuova abbiamo sentito lanciare in questi giorni, ed è quella della pensione di Stato alla vecchiaia, messa innanzi dall' on. Sonnino, il quale vorrebbe si adottasse in Italia il sistema inglese della pensione pagata totalmente dallo Stato nella misura di 30 csm. al giorno, a tutti i vecchi, maschi o femmine, che, arrivati a 65 anni di età, non abbiano alcun' altra risorsa.1 La proposta in se stessa, isolata da· tutto il programma dell'on. Sonnino, merita ogni plauso, sia perché, nel momento in cui tanta parte della borghesia italiana sembra presa da una follia di grandezza, essa viene a ricordarle un suo dovere sacrosanto verso le classi piu disagiate; sia perché, con l'affermare il principio della pensione di Stato per tutti i bisognosi, concorre autorevolmente ad allontanare il pericolo della costituzione di un nuovo privilegio. Purtroppo si capisce già da segni evidenti che contro questo principio si schiereranno tutti quanti in Italia si occupano di legislazione sociale, e la considerano come un diritto monopolistico di quelle poche categorie di lavoratori dell'industria, che da piu di un decennio godono tutti i benefici della protezione statale. Ha cominciato infatti il padreterno del socialismo di stato, il magno Luzzatti, a gettare l'allarme sul Corri"ere della Sera, deridendo la miseria dei sei soldi sonniniani, invocando i santi principi dell'educazione alla previdenza operaia, che lo Stato assieme al capitalista deve integrare ma non sostituire, e contrapponendo al sistema inglese ed australiano il sistema francese dell'assicurazione obbligatoria for1 L'istituzione di pensioni per la vecchiaia a carico dello Stato era· stata proposta dall'on. Sonnino, nell'imminenza delle elezioni politiche del 1913 in una lettera agli elettori del Collegio di S. Casciano. [N.d.C.] 33° BibliotecaGinoBianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==