Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Per il rinnovamento del paese e per una nuova classe dirigente neurs del popolarismo le ragioni di una democrazia e di un socialismo non falsificati. E i primi frutti dell'opera nostra cominciamo a sentirli. Quanto durerà il nostro blocco? Noi vorremmo che durasse. fino al momento che non sarà piu necessario, cioè fino al momento in cui i partiti democratici o si saranno rinnovati, o si saranno del tutto sfasciati, per dare origine a formazioni politiche piu sincere, che è anche questa una forma di rinnovamento. Una crisi dei partiti democratici esiste. Noi desideriamo approfondirla, aggravarla, accelerarla, e - nei limiti delle nostre capacità - illuminarla aiutando i buoni elementi a sbarazzarsi di ... quegli altri. Putrescat ut resurgat. Allorché la crisi si sarà comunque liquidata, l'opera del nostro blocco e del nostro giornale sarà diventata inutile. Cioè il giornale morirà e il blocco si scioglierà: alcuni di noi continueranno ad essere iscritti ufficialmente nei loro vecchi partiti, se frattanto non avranno perduto ogni speranza in essi; qualcuno rientrerà forse nel partito, da cui era uscito, non appena rifioriscano speranze di miglior avvenire; altri continueranno a giurare e spergiurare di non lasciarsi acchiappare e turlupinare piu. Ma nell'atto di dividerci desideriamo provare la soddisfazione intima di avere servito il nostro paese nel solo modo che crediamo oggi migliore: cercando, cioè, di educare al senso della realtà e al bisogno dell'azione concreta e al disgusto per le astrazioni... spirituali un paio di migliaia di giovani, dei quali ciascuno nelle file del proprio partito o fuori di ogni partito senta il bisogno di diffondere intorno a sé le abitudini mentali che avranno assunte leggendo l'Unità. • Concludendo In conclusione (conclusione assai relativa: che ti resta sempre spalancato il giornale per riaccendere l'amichevole disputa), io ho, mio caro Savelli, un piccolo sospetto, che mi ronza come una zanzara in un orecchio. E questo sospetto è che tu ed io in questi ultimi numeri dell'Unità dobbiamo avere fatta la figura, dinanzi ai nostri lettori, di quei cagnolini che girano intorno a se stessi per acchiappare la propria coda e non riescono ad acchiapparla mai. La nostra coda sarebbe la famosa formula, riassuntiva, semplice, chiara, ecc. ecc. La quale formula, come tutte le formule di questo mondo, non può non essere una parola astratta o un gruppo di parole astratte. E quest'astrazione, questo ismo, come tutte le as_trazioni e tutti gli ismi, non può avere nessun significato preciso all'infuori dell'azione concreta giòrnaliera in cui si sforza di realiz2:arsi. E la stessa formula astratta può essere realizzata per errore di giudizio o per obliquità morale in azioni concrete giornaliere svariatissime, anche antitetiche. La nostra concreta azione giornaliera tu, caro $avelli, l'approvi. Il nostro giornale - tu scrivi sopravalutando forse un po' troppo l'opera da 302 BibliotecaGino Bianco

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