1 valori morali della guerra zogne si sono rivelate per quel che erano. Certamente questa prova bellissima di serietà nazionale, di fronte alle responsabilità di un'impresa con tanta leggerezza assunta, minaccia di riescir causa di nuovi mali, determinando in molti una piu pericolosa presunzione sciovinista, servendo come argomento a proclamare che l'Italia oramai è un paese perfetto o quasi, precipitandoci in nuovi rischi e in nuove storditaggini. Tutto questo è vero, e deve renderci pensosi dell'avvenire, e deve farci sentire piu forte il dovere di contrastare a palmo a palmo il terreno ai nuovi attentati nazionalisti. Ed è per questo che pochi fra noi si sentono di seguire il nostro amico e maestro, Giustino Fortunato, nell'esclamare: "Viva la guerra," anche se siamo pienamente concordi con lui nel compiacerci che, attraverso tanti danni e pericoli, la guerra "qualche cosa di nuovo, di bello, di promettente ha rivelato nella nuova Italia." Ma non lasciamoci, caro Maranelli, condurre dalla nostra avversione a un'impresa dannosa al paese e dalle preoccupazioni dell'avvenire, a disconoscere in alcun modo quel tanto di utile e di buono che l'impresa ha prodotto o per lo meno ha rivelato. Non esiste, lo so, fra te e me, e fra noi e il Fortunato e il Di Staso, nessuna fondamentale divergenza a questo riguardo: si tratta, come dicevo or ora, di sfumature di atteggiamenti intellettuali e sentimentali: e sfumature che non sono neanche stabili. A me, per esempio, avviene continuamente di sentirmi portato a mettermi avanti i soli lati negativi e pericolosi della impresa, ogni volta che ne discorro con uno di coloro, a cui le menzogne dei giornali hanno suggerito un ottimismo altrettanto irragionevole quanto pericoloso: e viceversa mi trovo sfortunatamente ad esaltare i soli elementi buoni e consolanti e utili di quella guerra, ogni volta che vedo il pessimismo impedire a qualche nostro amico una visione completa e serena della realtà. [Da "L'Unità," 5 ottobre 1912.] BibliotecaGino Bianco
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