Il discorso del primo maggio quando da siffatta loro azione possa derivare un vantaggio reale e duraturo all'intero proletariato e quando la classe lavoratrice sia preparata a comprendere lo sforzo e ad approfittarne. Per noi, dato che la riforma elettorale promessa dall'on. Giolitti rappresenta una grande riforma democratica - e io sono assoiutamente convinto che non se ne possa dubitare - per noi nasce il problema, se non ci sieno repugnanze morali, che vietino ai nostri rappresentanti di condividere con l'on. Giolitti - poco importa se direttamente con la partecipazione al governo, o indirettamente col ministerialismo - una responsabilità che sarebbe una vera complicità. Dinanzi a siffatto quesito, sembra a me che noi abbiamo il dovere di evitare ogni gonfiatura ed ogni insincerità. Per esempio continuare, ancora oggi, nell'anno di grazia 19u, a rinfacciare all'on. Giolitti del 1893 le marachelle della Banca romana, è proprio una gonfiatura · e una insincerità. Fra il 1901 e il 1903, allorché l'on. Giolitti contribuiva con la sua politica di libertà al consolidamento definitivo del diritto di organizzazione proletaria, e tutta l'E!trema Sinistra dava voti di fiducia al ministero, di cui l'onorevole Giolitti era gran parte, - fra il 1901 e il 1903 nessuno dei deputati socialisti, repubblicani, democratici, pensò o disse che il ricordo della Banca romana dovesse essere ostacolo all'azione politica complessivamente benefica di quell'uomo. Il solo deputato che in quel periodo e per alcuni anni successivi rinfacciasse con insistenza rumorosa all'on. Giolitti la Banca romana, era l'on. Enrico Ferri, un uomo le cui ultime pagliacciate stanno H a dimostrare che la Estrema Sinistra ebbe buon fiuto a non seguirlo nella sua demagogia insincera e amorale. Oramai, dopo l'attestazione di fiducia del 1901, 1902, 1903 la Banca romana si deve considerare come prescritta. E non è serio, ed è una vera e propria volgarità, ritornare a ricordarsene proprio ora, otto anni dopo l'amnistia, per una esasperazione improvvisa di isterismo morale. La morale è bella e buona, ma a un patto solo: che non sia intermittente. Ma c'è il Giolitti posteriore al 1903: il Giolitti protettore e complice delle camorre· meridionali, il Giolitti specialista m opera2ioni elettorali, il Giolitti di Gioia del Colle e di Licata. ·· Ebbene di questo Giolitti, di ieri e non di 17 anni or sono, noi non possiamo nulla dimenticare: non possiamo nulla perdonare. Fiducia in lui non ne ho: gli occorrerebbe compiere una lunga opera giornaliera di restaurazione e di riabilitazione, prima che mi fosse possibile cancellare dalla memoria i ricordi umilianti e angosciosi di un troppo triste e troppo recente passato; prima che io potessi dire con sicurezza al mio cuore amaro: "Non è piu costui l'uomo di prima, smetti l'avversione che ti domina; se dapprima molto ha errato, egli si è sfor~ato dipoi di riparare al malfatto, ed ha riparato. " . In questo io non sono punto d'accordo con Leonida Bissolati. ·No, in 239 Biblioteca Gino Bianco
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