Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Per il sufjragio unit1ersale forma concessa e piu che sia possibile quello di riforma conquistata. Non vendiamo la pelle dell'orso prima di avere ucciso l'animale. Quello stesso imprevisto che ci fa oggi sperare a breve scadenza il suffragio quasi universale, ci può ben presto risospingere assai lontani dalla meta, in questo momento storico in cui il nostro paese pare non voglia vivere altro che alla giornata. Nulla c'impedisce di lavorare per la riforma elettorale, come se fosse lontana, come se fosse difficile, come se dovessimo perderla da un momento all'altro, come se il governo non si fosse mai impegnato a darla. Quanto meglio ci prepareremo a una possibile battaglia, tanto piu la riforma elettorale sarà cosa nostra, di cui non dovremo gratitudine ad altri che ·a noi, anche se battaglia non ci sarà. E se ad un tratto il groviglio della matassa parlamentare si snoderà in senso contrario alla riforma elettorale, il lavoro di propaganda che frattanto avremo compiuto, ce lo troveremo accumulato per far fronte alla nuova situazione. E quale rimorso, quale vergogna non sarebbe la nostra, se al momento del bisogno ci trovassimo inerti e disorientati ed occupati solo a cianciare se il suffragio universale è piu bello conquistato in un modo che in un altro. Ma - dicono molti - c'è il ministerialismo dei deputati socialisti. C'è la faccenda del frack di Bissolati.6 C'è la chiamata dei socialisti al governo e al Quirinale. E c'è sopratutto la persona di Giolitti; il ministro della mala vita; l'uomo della Banca romana. C'è la questione morale. Per chi abbia messo alla propria azione politica la pregiudiziale antimonarchica dei repubblicani, o la pregiudiziale antiborghese dei socialisti rivoluzionari intransigenti, la cosf detta "questione morale" non ha nulla da vedere nella attuale discussione. Non si deve andare al governo monarchico o borghese, non si deve appoggiare un ministero monarchico o borghese, anche se il ministero è formato di persone superiori assolutamente ad ogni affronto di indole morale. Perché c'è una irreducibile contraddizione di esigenze tattiche, le quali vietano ogni contatto ai rappresentanti dell'esercito repubblicano o socialista, coi rappresentanti dell'esercito monarchico o borghese, nemico inespiabile. È questa una concezione politica, che si può non condividere, - ed io non la condivido - ma che si deve rispettare. Solo è a deplorare che parecchi assertori di essa l'abbiano messa fuori proprio contro il Giolitti del suffragio universale, mentre non ci pensarono l'anno scorso, o ci pensarono solo per modo di dire, di fronte all'on. Luzzatti che si dichiarava contrario al suffragio universale. La questione morale giolittiana ha importanza vera, solo per noi socialisti riformisti e senza pregiudiziali, i quali ammettiamo che sia lecito ai nostri deputati votare per i ministeri e anche partecipare al governo, 0 Il 23 marzo 1911, Vittorio Emanuele III aveva convocato al Quirinale l'on. Bissolati per indurlo ad entrare nel ministero in preparazione; l'invito non fu accolto, ma fece sensazione il fatto che un rappresentante del socialismo si era recato alla reggia in giacca e col cappello morbido. [N.d.C.] BibliotecaGino Bianco

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