Il discorso del primo maggio nizzati delle zone piu progredite del nostro paese, che godono del diritto elettorale e che riescono a far sentire il loro peso nella vita pubblica. Il partito socialista andava prendendo l'abitudine di considerare quel frammento esiguo della classe lavoratrice, che gode del diritto di voto ed è concentrata specialmente nelle zone industriali, come l'intera classe lavoratrice italiana. E poiché questa piccola avanguardia si poteva con relativa facilità ' accontentare con un'azione prevalentemente parlamentare, volta ad ottenere dai partiti conservatori piccole concessioni parziali, che lasciavano immutate le condizioni della intera massa, quando non erano fatte col sacrificio della intera massa; e perciò i partiti conservatori opponevano scarsa resistenza ad un'azione politica di questo genere, la quale non minacciava nessuno dei loro interessi fondamentali, anzi tendeva piu o meno inconsapevolmente a trasformare una minoranza lavoratrice d'avanguardia in una oligarchia privilegiata, indifferente alle pene della moltitudine infinita, e complice inconsapevole delle classi dominanti nella oppressione del resto della classe lavoratrice; - ne conseguiva che il partito socialista illuso dagli immediati successi parziali, andasse a poco a poco perdendo ogpi contatto con la classe lavoratrice, all'infuori dei piccoli gruppi d'avan- . guardia. E via via che perdeva il contatto con la moltitudine anonima, sentiva inaridirsi in sé ogni energia morale; degenerava nel blocchismo sistematico e nell'anticlericalismo massonico. E questi errori aumentavano la sua debolezza: e piu cresceva la nostra debolezza piu ci impuntavamo a darne la colpa ai lavoratori, che non ci comprendevano piu. E il partito socialista si dibatteva in un circolo chiuso, in cui minacciava di diventare ben presto un organo morto, e peggio che morto, parassitario e malefico della nostra vita nazionale. Da questo circolo vizioso noi credevamo - e crediamo tuttora - che fosse nostro urgentissimo dovere uscire, con un atto altamente penoso di sincerità. Noi dovevamo riconoscere che la classe lavoratrice in Italia è debole, e non è preparata ad esercitare una vigorosa azione politica. Noi dovevamo abbandonare la speranza funesta, di poter fare grandi conquiste politiche, finché la vera e propria classe lavoratrice non sentisse la necessità di queste grandi conquiste e non avesse la forza per procurarsele. Dovevamo avere il coraggio di far punto e da capo: rimetterci a pane ed acqua come stemmo fra il 1892 e il 1900; rinunziare per qualche tempo ai pi~coli vantaggi immediati, in cui stavamo per perdere ogni visione d'insieme ed ogni sentimento di solidarietà; rivolgerci alla enorme massa di lavoratori, che non ha ancora mai sentita la nostra voce; e trascinarla con uno sforzo vigoroso, tenace, lungo, di propaganda, sul campo delle lotte politiche, sotto la bandiera del suffragio unive~sale. Questa campagna aveva appunto il gran merito di non poter essere fatta senza un grande spirito di sacrificio, senza un profondo sentimento 235 BibliotecaGino Bianco I
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