Per il suffragio universale con altre delle forze in cui si frange la massa dei partiti e degli interessi dominanti. Non si può - mentre tutta la vita del proletariato urge dappresso e reclama coi suoi bisogni frementi - dirle ogni giorno: " aspettate; aspettate la fine della guerra senza tregua in cui siamo impegnati; aspettate fino al giorno in cui ogni italiano avrà nelle sue mani la scheda. " Questa logica è falsa perché è feroce; è feroce perché è falsa. La transazione e l'intransigenza hanno pari diritti, e si debbono avvicendare per non diventare ugualmente sterili e assurde. Cosi la maggioranza parlamentare non è la muraglia monolitica ed insuperabile, che il Salvemini sembra figurarsi, la quale non si abbatte che in blocco, dal di fuori, con uno sforzo supremo. Il Salvemini lo ammette quando parla dell'efficacia delle forze sopratutto morali. Lo ammette · - senza addarsene forse - quando constata la fiacchezza dei conservatori, il facile e pronto sgretolarsi della compagine camorristica dei 250, com'egli si compiace di chiamarli, deputati malfattori. La concordia delle forze, ch'egli invoca contro costoro, non è solo, non è fatalmente, di forze socialiste e proletarie; ben può essere anche mescolata di forze borghesi; di interessi, di antagonismi molteplici, parlamentari. Certo, un'intesa piu fervida, una convergenza piu viva, fra l'azione socialista dei deputati e l'azione proletaria, sarebbe, dovrebb'essere, il massimo presidio, che noi pure invochiamo. Ma, nelle presenti condizioni d'incoltura e d'immaturità delle nostre organizzazioni, non vi è forza umana che possa suscitarla e provocarla subitamente, oltre una certa misura. Non può dunque diventare l'unica leva, che autorizzi a far gitto d'ogni altro strumento, d'ogni altro mezzo d'azione. Sopratutto s'inganna, ci sembra, il nostro ottimo amico, quando mostra di non ammettere altra transazione, altra gradualità di conquiste accettabile, fuor quella che è la resultante obiettiva di un conflitto fra due forze estreme. La dottrina del tutto o nulla è pericolosa, in qualunque sede o momento della battaglia. Non è vero che accettare e proseguire un termine medio, una seria ma parziale riforma, significhi abbandono del tutto, significhi rendere impossibile la propaganda per l'intero. La riforma, che, onestamente, nelle nostre minori riunioni, non possiamo - com'egli confessa - dichiarare irrisoria ed inutile, non diventa, non deve diventare irrisoria ed inutile trasportata nei comiz'ì di popolo. E a noi nulla avrebbe impedito di rispondere, in Gioia del Colle, al debellista intelligente, il cui spettro tanto spauri l'amico Salvemini, e di chiarire alla folla analfabeta, queste semplici verità intuitive; che la comunanza momentanea del voto, effetto del complesso gioco parlamentare, non fa essere una sola carne e uno spirito solo De Bellis e i socialisti; che la conquista del suffragio a tutti gli alfabeti sarebbe un passo decisivo verso il suffragio universale; che gli analfabeti per l'appunto - essi piu di chiunque altro - avrebbero interesse ad aiutarci a conquistarlo, oggi, ai loro compagni, perché questo significherebbe averlo conquistato a se stessi in un sicuro domani. E mettiamo pegno che gli intelligenti " cafoni " di Gioia del Colle ci avrebbero intesi. Perché i dilemmi sono forme astratte della logica - comode al gioco del pensiero - ma nelle rigide loro corna mal s'adatta la multiforme e mobile realtà della vita. BibliotecaGinoBianco FILIPPO TURATI roana "Critica Sociale," 1° gennaio 19u.]
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