Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Per il suffragio universale Si capisce che ci sieno dei democratici e dei socialisti, i quali, illudendosi di potere, anche senza la pressione della classe lavoratrice interessata, ottenere da una maggioranza parlamentare di conservatori e di ·malfattori qualche grande riforma utile alla classe lavoratrice - per esempio: una riforma tributaria, le pensioni per la vecchiaia, una seria grande legge scolastica, ecc. - reputino grave errore impegnare le forze della democrazia in una campagna per la riforma elettorale, che porrebbe la democrazia contro quella maggioranza, che dovrebbe consentire le grandi riforme. Si capisce magari che ci sieno dei socialisti e dei democratici, i quali trovino in questo momento piu opportuno e piu utile ottenere la... precedenza del matrimonio civile. Su questa base sarebbe facile associare, alle forze esigue della democrazia, quel blocco di 250 deputati malfattori, che non avrebbero difficoltà, per l'occasione, a diventare veri e puri anticlericali. Se, invece, ci lanciassimo oggi, in Italia, in una campagna per una riforma elettorale seria, ci troveremmo per qualche anno isolati contro tutti o quasi tutti i gruppi politici della stessa cosidetta democrazia; dovremmo per qualche anno sacrificarci in un'opera tenace e sistematica di opposizione contro la maggioranza parlamentare e contro i ministeri da essa formati. Perché mettersi sulle spalle lavori difficili, penosi e di esito lontano, mentre l'anticlericalismo massonico offre tanti successi vicini e facili? In politica - nella politica, almeno, quale è intesa al caffè Aragno - non importa sopratutto vincere, e vincere subito, anche se la vittoria non debba significar nulla? Si capisce anche - quante cose non si capiscono con un po' di buona volontà! - che vi siano dei socialisti, i quali, avendo scarsa fiducia nella capacità delle organizzazioni economiche e politiche del partito a compiere uno sforzo vigoroso per conquiste troppo difficili, pensino che non è il caso di cimentare queste forze, o meglio queste debolezze, in una impresa come quella di una campagna per la riforma elettorale: meglio è utilizzare quel poco di forze politiche, di cui oggi disponiamo, per ottenere quel poco che in queste condizioni si può impetrare, lasciando ai "dottrinari, " ai "professori, " agli "intellettuali" la cura di abbaiare alla luna le loro aspettazioni ascetiche di un futuro troppo lontano e forse impossibile a toccare. Dal momento che l'on. Facta si trova in un ministero che dà la Banca del lavoro alle cooperative, aderiamo pure alla glorificazione dell'on. Facta, anche se l'on. Facta ha perpetrato, insieme all'on. Giolitti, le elezioni del marzo 1909. E non stiamo a "sacrificare i nostri interessi" per quei "lazzaroni" e "cafoni" maleducati, a cui potrebbe essere utile una riforma elettorale. Quel che non si riesce in nessun modo a capire, è che ci sia un partito socialista, il quale, dopo avere riconosciuto la necessità di una riforma elettorale, s'illude che i suoi deputati possano ottenerla bonariamente da quella maggioranza parlamentare, contro cui la riforma sarebbe diretta. 222 Biblioteca Gino Bianco

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