Che fare? i democratici del mm1stero Zanardelli-Giolitti. E oggi si stringono intorno a Giolitti. Ma quale miseria intellettuale e morale anche oggi! E quale incapacità di governare di fronte ai grandi problemi della vita pubblica! E quale viltà I Non si deve, per altro, escludere che, assalita alle radici dell'esistenza, questa ciurma di malfattori riveli uno spirito di resistenza finora non sospettato. E dobbiamo tener conto anche di questa eventualità lontana, se la campagna per la riforma elettorale vogliamo iniziarla sul serio, cioè con la ferma intenzione di non fermarci a mezza strada. Ma, anche facendo astrazione dalla eventualità estrema di una lotta a base di ostruzionismo e di sciopero generale, è certo che il primo nostro ufficio deve essere quello di suscitare la maggiore possibile quantità di forze alla battaglia con un lavoro continuo, sistematico, di propaganda nel paese, a cui i nostri deputati debbono contribuire con un lavoro continuo, sistematico, di opposizione nella Camera. Forse, a un certo punto, i nostri avversari e noi sentiremo la opportunità di una transazione: noi, perché non sicuri di poter condurre una massa sufficiente di forze fino alla battaglia finale; i nostri avversari, perché desiderosi di non sospingerci a misure estreme, i cui effetti sarebbe difficile calcolare. Allora potremo discutere; chi in quel momento sarà piu forte otterrà di piu e concederà di meno; se le cqncessioni dei conservatori ci sembreranno insufficienti, e avremo speranza di ottenere di piu in seguito continuando la nostra opera di propaganda e d'agitazione, rifiuteremo l'accordo e riprenderemo la guerra. In tutti i modi, o prima o poi, il diritto rimarrà alla forza, non solo materiale, ma sopratutto morale, e in proporzione della forza. E il primo nostro ufficio deve consistere nel suscitare e stringere mtorno a noi la maggior quantità possibile di forze concordi. Perché dobbiamo esz'gerez'l suffragio universale e non altro Siffatto resultato non possiamo raggiungerlo se non agitando nel paese un programma di riforma elettorale chiaro, semplice, capace di riassumere e rappresentare i bisogni del ·maggior numero possibile di cittadini. Questo programma non può essere dato che dal suffragio universale. Un semplice allargamento del diritto di voto potrebbe - nella migliore ipotesi - rappr~sentare un'opportuna resultante, parlamentare e legislativa, del contrasto fra la pressione nostra per la riforma radicale e le resistenze dei partiti interessati a conservare lo stato presente. E di questa resultante noi dovremmo dichiararci contenti, quando noi, da un lato, non fossimo riesciti a sprigionare nel paese tutte le forze necessarie ad una 219 I Biblioteca Gino Bianco
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