Per il suffragio universale Cittadini non elettori, cittadini elettori e deputati socialisti devono formare un unico corpo di operazioni, e marciare tutti nella stessa linea di battaglia. Tocca al partito aiutare alla conquista della riforma elettorale le masse extraparlamentari, ed organizzare petizioni, dimostrazioni, proteste, votazioni extralegali fatte dai non elettori, affinché appaia che nel paese c'è una corrente reale e potente in favore della riforma. Tocca ai deputati secondare il lavoro di propaganda e di agitazione extraparlamentare, non tanto col partecipare personalmente alla propaganda nel paese, quanto col combattere risolutamente e a viso aperto quella maggioranza parlamentare, contro le cui basi il partito deve lottare nel paese. E, via via che crescerà la potenza di pressione delle nostre forze extraparlamentari, dovrà crescere nella Camera l'energia dei nostri deputati, i quali devono parlare in nome non tanto degli elettori presenti, quanto degli elettori futuri attualmente esclusi dal voto. E se la maggioranza, trincerata nel proprio privilegio elettorale, rifiuterà sempre di cedere, rendendo impossibile ogni soluzione legale della vertenza, i deputati - se vogliono fare sul serio - devono arrivare fino a paralizzare il funzionamento dell'istituto parlamentare con l'ostruzionismo, mentre le forze extraparlamentari del partito devono arrivare [se occorre e quando vi sia sicurezza di riuscita,] 2 fino allo sciopero generale e ai disordini insurrezionali. Probabilmente, non ci sarà bisogno di arrivare a questi estremi. I nostri conservatori sono deboli e fiacchi. Quei 250 deputati malfattori, che sono la forza di tutte le maggioranze parlamentari, ne sono anche la debolezza. Sono onnipotenti finché nessuno li combatte a viso aperto per quello che sono. Si squagliano non appena devono resistere ad una forza tenace, che li assalga nel loro punto debole, cioè nella loro incapacità legislatrice ed amministratrice e nella loro radicale immoralità. Hanno la forza del numero, non hanno forza morale. Non possono neanche governare in nome proprio. Sono costretti a travestirsi ora da conservatori, ora da democratici, per trovare, fuori del loro campo, una bandiera, dietro cui far passare la loro merce. Fecero le elezioni del 1904 con l'aiuto dei clericali; vorrebbero fare le elezioni future con l'aiuto dei democratici. Non possono dire chiaro e tondo che vogliono rimanere al potere, col semplice programma di rubare e lasciar rubare. Perciò non sono capaci di nessuna resistenza prolungata. Formarono la maggioranza di Crispi, fra il 1894 e il 1896; ma bastò Abba Garima per dissiparli. Furono il nucleo della maggioranza pellusiana, fra il 1899 e il 1900; ma si lasciarono paralizzare da poche decine di uomini risoluti; e, dopo le elezioni del giugno 1900, dovettero dichiararsi vinti, nonostante che avessero sempre la maggioranza numerica. Pochi mesi dopo, i reazionari del ministero Pelloux erano diventati 2 Questa frase venne da Salvemini soppressa nella ristampa dell'articolo (in Scritti sulla questione meridionale cit., p. 353). [N.d.C.J 218 BibliotecaGinoBianco
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