Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Le memorie di un candidato con quest'altra trovata degna del suo fantasioso ingegno. E aggiunge alla trovata una serie di parole allegre contro di noi. Ebbene, professore, precisiamo un po' i termini della contesa. Voi avete scagliata una grave, gravissima accusa contro una collet~vità intera. Noi vi abbiamo risposto che avevate il dovere o di precisare le accuse o d1 rassegnarvi ad essere qualificato per diffamatore. [ Aveva risposto anche negando la verità dcli'accusa e facendo passare per pazzo l'accusatore.] Voi ci avete osservato che, facendolo, correvatç il rischio di andare ~n carcere e avete proposto che noi corressimo quello di pagare cinquantamila lire. Vi abbiamo dimostrato che chiedevate l'assurdo; e voi virate di bordo e domandate che un deputato repubblicano, facendo la parte civile contro di voi, corra quello di abbandonare la vita pubblica. Ora tutto questo sta a dimostrare che voi siete abituato a ragionare in una maniera tutt'affatto personale. Perché sentite, professore, qualunque galantuomo prima di lanciare un'accusa ci pensa: e quando si decide a lanciarla non colpisce vagamente e gesuiticamente una collettività, ma precisa circostanze e persone ponendo gli accusati in condizioni da potersi difendere. Ora, a quanto pare, voi, professore, non sentite questò dovere di elementare onestà. Voi avete accusato tutto il partito repubblicano di un collegio di una azione che, se vera, costituirebbe per coloro che avevano divisato di compierla un atto ingiustificabile di disonestà politica. Gli accusati si sono difesi: noi vi abbiamo detto: fuori i nomi. E voi allora avete tergiversato. Prima le cinquantamila lire, poi il deputato repubblicano qualunque che deve fare la parte civile; poi ... aspetteremo la terza trovata. Ma no, professore. Voi avete una cosa assai semplice da fare. Se siete sicuro, come fate credere, del fatto vostro, precisate l'accusa. Delle due l'una: O i colpiti non vi quereleranno o querelandovi voi dimostrerete che l'accusa è vera. Nell'uno e nell'altro caso state sicuro che noi non avremo per essi pietà alcuna. Questo vi abbiamo promesso e vi ripromettiamo, formalmente. Niente altro: perché fino ad ora siamo noi creditori in 'Vostro confronto. Voi avete già accusato una frazione del nostro partito. Noi vi abbiamo domandato di precisare. Voi avete trovato mille vie per esimervi da questo dovere. Ma noi insistiamo. Fuori i nomi, professore. Perché gli accusati possano difendersi se innocenti: perché il partito possa conoscerli, se colpevoli. Io continuai a non fare il nome, e a lasciar passare il diluvio repubbli- • cano di male parole: la pera non era ancora matura. Finalmente - è proprio il caso di dire finalmente I - nella Ragione del 4 novembre 1910, fu pubblicato questa umoristica lettera: Il commento della Ragione alla lettera del prof. Salvemini ha toccato la giusta misura per un uomo che oramai la opinione pubblica, anche del suo partito, qualifica folle e ridi~olo. Ma perché ritenuto tale non venga compatito ed assolto, vi prego d'invitare il prof. Salvemini a declinare subito il nome del fabbricatore delle schede false nelle ultime elezioni politiche di Albano. Dappoiché non è consentita né compassione né assoluzione, quando si tratti della dignità e della rispettabilità• di un partito. O egli palesa il nome o egli è un vile. L'uomo onesto non deve essere spinto a compiere opera di epurazione dei partiti da somme piu o meno grosse sieno pur esse determinate dalla beneficenza fatta... con le tasche altrui. Questo io chieggo al Salvernini come rappresentante del partito repubblicano di Marino. Marino, li 2 novembre 1910. BELLUCCI MARCO 209 15 , E eca Gino Bianco

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