Parlamento, governo ed elezioni meridionali nell'Italia giolittiana tosa.47 E tre radicali, cioè il prof. Giuseppe Bellagamba, l'ing. Riccardo Patriarca, e Pietro Paris, mi rovesciarono addosso un'altra, altrettanto lunga, lettera di protesta, in cui rivendicavano la "dignità del loro partito," respingevano la mia "gratuita ingiuria," mi insegnavano che "accuse di tal genere si lanciano solo quando si hanno fatti specifici su cui basarle, " proclamavano che la mia accusa che " alcuni volessero rispondere alle frodi con 1 f d . " 1 d " 1 . " e ro 1 era ta e a muovere e nsa ecc. ecc. Il primo di questi tre re magi del radicalismo delli castelli cioè il prof. Bellagamba, è venuto poi, al processo di Roma, a deporre come segue: Nel pomeriggio del sabato precedente il ballottaggio mi recai nella sede del comitato Salvemini all'albergo Lucarini. Trovai qualche difficoltà ad entrare nella sala, ed entrato trovai otto o dieci persone che stavano scrivendo delle schede col nome del prof. Salvemini. Per quanto abbia fatto sforzo alla mia memoria per rammentare precisamente il nome delle persone colà radunate, non mi è riuscito con certezza raffigurarle, però ho la convinzione sicura che appartenessero a tutti i partiti che sostenevano il Salvemini. Seppi in quella occasione che a due persone fu dato incarico di portare queste schede al comune di Rocca di Papa. O gioventu d'Italia, a quali mani di educatori matematici tu sei affidata! A queste e a molte altre proteste mi astenni dal rispondere come meritavano. "In questo momento," dissi sul Giornale d'Italia del 26 aprile 1910, "occorre che io mi astenga da tutto ciò che possa inasprire gli animi: né io potrei difendermi senza accusare. " E lasciai senza risposta anche una epistola di Pompeo Ciotti, segretario del partito socialista italiano, il quale proclamava: Siamo partiti in campo, levando il nostro grido di guerra ad oltranza contro i corruttori, i violenti, i pastettari della parte a noi avversa; e invece di questo (che era nobile, che era esemplare, che meritava la battaglia ed il sacrificio) abbiamo voluto scoprire una di quelle armi - la pastetta - nelle mani nostre e dei nostri amici e, perciò, abbiamo deciso di ritirarci. Premesso che non è stato provato - a cagione proprio del ritiro di Salvemini - che i nostri volessero rubare, perché si è condannato un supposto o minacciato reato di pastetta, non una pastetta consumata; parmi opportuno di rilevare che, nel caso di quei nostri compagni od amici, i quali - si dice - minacciavano agli avversari la pena del taglione, non si trattava già di uomini dalla coscienza obliqua ed inclina a delinquere, che ritengono d'aver diritto di farsi ladri sol perché c'è chi ruba; si trattava, se mai, di derubati che al ladro volevano ritogliere le cose loro! (Avanti!, 26 aprile 1910). Ma cominciai a perdere la pazienza, quando anche il dott. Cassio Giorgini (vedi innanzi, p. 199) si mise della partita, e pubblicò sull'Avanti! (27 aprile) una lettera assai aggressiva, in cui smentiva che si fossero preparate delle pastette. Telegrafai allora all'Avanti! che mi pareva strano che pron Chi ha vaghezza di leggere il capolavoro, lo troverà nel " Giornale d'Italia " del 25 aprile. BibliotecaGinoBianco
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