Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

• Parlamento, governo ed elezioni meridionali nell'Italia giolittiana Per debito di lealtà io debbo una dichiarazione ben precisa a quegli elettori, che hanno nella votazione di domenica scorsa raccolti i loro suffragi sul candidato clericale, e che credessero di riversarli sul nome mio nella votazione di ballottaggio. Se essi faranno legittimamente prevalere sulla preoccupazione dei principi di partito quella della pubblica moralità, che deve essere comune agli onesti di tutti i partiti, e reputeranno preferibile affidare la rappresentanza politica dei loro paesi ad un avversario aperto · e sicuro quale io sono, anziché ad un uomo il quale avendo militato in tutti i partiti non ne assicura piu nessuno, e che fonda tutta la sua potenza sui favori largiti agli amici o sul terrore imposto agli avversari; io non rifiuterò certo questo omaggio, che essi renderanno piu che alla mia persona, al partito in cui milita, e che è capace di produrre uomini degni della fiducia degli stessi avversari. Ma occorre che resti ben chiaro che dopo avere ottenuto, per considerazioni morali che mi onorano, i voti di tutti o di parte degli elettori clericali del collegio di Albano, io resterò quello che sono sempre stato: avversario risoluto o tenace del partito clericale, alieno bensi da ogni intolleranza settaria, avverso ad ogni violenza illiberale, ma pronto sempre a combattere con ogni mia forza i tentativi che fa il partito clericale per conquistare il predominio nella scuola, nella politica, nelle amministrazioni locali" (" Giornale d'Italia," 22 aprile). 45 Nella numone del venerdf non si parlò in alcun modo né di clericali né di anticlericali: si parlò solo di ... pastette, niente altro che di pastette, purtroppo! Io dichiarai al Sabatini ed al Giorgini di non sentirmela di rimanere nella lotta, se non mi assicuravano che non si sarebbero fatti imbrogli. Il Giorgini taceva; il Sabatini non trovava parole per rispondermi. L'on. Podrecca mi annunziò che a Zagarolo e a Marino erano decisi di opporre pastetta a pastetta, e che purtroppo era impossibile ciò evitare (testimonianze Podrecca, Murri, Sabatini). Io, turbatissimo, dichiarai che in queste condizioni non mi nmaneva altro da fare che ritirarmi immediatamente dalla lotta, secondo i patti dell'accettazione. I presenti mi consigliavano di non precipitare le cose, ché avrei potuto rifiutare l'elezione a cose fatte, ché sarebbe stata un'impressione disastrosa, ecc. ecc. Rimasi fermo nella mia idea. Solo acconsentii ad aspettare la mattina dopo. Saremmo andati tutti a Marino; avrei posto l'aut-aut al Vesci, e visto l'atteggiamento suo avrei deliberato. La mattina del sabato, mentre aspettavo l'automobile per andare a Marino, facendo colazione in un caffè di Albano, mi si avvicinò uno sconosciuto e mi disse che al suo paese tutto era pronto per assicurarmi l'unanimità: schede, note d'identificazione, ecc.: occorrevano alcune centinaia di lire per la stretta finale. Non ne potevo piu. Gridai in presenza di tutti che "se volevano un porco per deputato dovevano rivolgersi ad altri e non a me " (testimonianze Murri e Picca). Subito dopo mi dettero la notizia che il cav. Vesci non era a Marino. Si era reso uccel di bosco, ed evitava d'incontrarmi. 45 Questa lettera fu giudicata dal cav. Filiberto Vesci " né corretta, né riguardosa verso i cattolici " (lettera del .i4 aprile): o repubblica, o massoneria, o carboneria! 200 BibliotecaGino Bianco

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