Le memorie di un candidato Se non che il giovedf il Bissolati mi fece sapere di non aver potuto incontrarsi col cav. Vesci e di dovere partire per Cremona. Nella mattinata del venerdf mi ritrovai con l'avv. Valenzani in prefettura. Capii ben presto che l'avv. Valenzani non voleva saperne. Esigeva che io mi impegnassi, per conto dei presidenti a me favorevoli a fare entrare in tutte le sezioni la forza pubblica per guardare le urne. Io acconsentivo, ma a patto che fosse concesso anche in tutte le sezioni l'intervento di persone di fiducia dei candidati per controllarvi l'opera dei seggi, quella degli elettori e quella della forza pubblica. L'avv. Valenzani non osava respmgere questa proposta; ma pretendeva che la sorveglianza nei seggi a me favorevoli fosse fatta dai delegati miei e non dai suoi. Nella mattinata non si conchiuse nulla. Chiesi che la discussione fosse rimandata al pomeriggio (Giornale d'Italia, 24 aprile). Quando uscii di prefettura, trovai giu un gruppo di persone del collegio, fra cui il cav. Vesci, che erano irritatissime contro di me: di concordati non volevano saperne. Io dichiarai che facevo a modo mio, e se non mi si ubbidiva, li piantavo. Alle 15 nuovo convegno in prefettura. Facendo i conti degli amici disposti a fare per il controllo, avevo trovato un paio di controllori da inviare nelle sezioni sospette all'avv. Valenzani. Glie li offrii, dicendogli di pensare al resto. Ma lui, che aveva il suo piano, continuava a pretendere che io lasciassi senza controllo le sezioni dominate da lui, per mettermi a fare il guardiano esclusivamente ai miei elettori. Di nuovo rimandammo le trattative al giorno dopo. Speravo che nella notte avrei trovato altre persone autorevoli disposte a controllare tutte le sezioni in cui prevalevo io, in modo da obbligare l'avv. Valenzani a riconoscermi il diritto di controllo nelle sezioni sue, oppure a rivelare la sua mala fede e la sua mala volontà. Nello stesso tempo mi parve mio debito chiarire le cose coi miei amici, affinché conoscessero quali erano le mie intenzioni per il giorno dopo e determinassimo una linea d'azione comune. La sera del venerdf ad Albano, ad ora assai tarda, ci riunimmo, a mia richiesta, l'ing. Sabatini, presidente generale del comitato, il dott. Giorgini, io, e gli onorevoli Murri e Podrecca, che volli assistessero come testimoni. È stato detto che in quella adunanza io, avendo avute notizie che i clericali non avrebbero votato per me, ed essendo perciò ormai sicuro della sconfitta, deliberai di ritirarmi. Tutti i presenti, invece, possono attestare che dei clericali non si parlò affatto, e che io non ero preoccupato per niente del risultato materiale della lotta, ma badavo soltanto ai metodi indecenti con cui essa minacciava di venire combattuta. Di assicurarmi i voti dei clericali mi preoccupavo tanto poco, che proprio la sera prima, prevedendo che molti soderiniani avrebbero votato per me in odio al Valenzani, avevo pubblicato, con l'aperta disapprovazione di molti fra i cosiddetti~amid, i quali trovavano assurda la mia smania di chiarezza, un manifesto agli elettori in cui dicevo: 199 ,Biblioteca Gino Bianco •
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