Parlamento, governo ed elezioni meridionali nell'Italia giolittiana avesse detto 34 che io avevo smentito la lettera Petroni: perché il padre Genocchi era venuto da me per chiedermi a nome del prof. Salvemini se io avessi voluto scrivere una qualche riga per smentire ciò che aveva scritto il Petroni. lo risposi al Genocchi che non potevo smentire quello che era contenuto nella lettera del Petroni, perché il fatto era vero,35 ma che molto volentieri mi sarei messo di mezzo per pacificare ambidue. Il prof. Salvemini mi fece sapere che invece voleva dar querela. " A domanda della parte civile risponde: "Io a padre Genocchi non dissi altro che quello che ho detto al tribunale (sic), e mi sorprese la querela del Salvemini, perché secondo me aveva un punto debole. " 36 Di fronte a questa cunos1ss1ma testimonianza, tre sole ipotesi sono possibili.: r. che io realmente in quel momento abbia perduto la testa, sia ammattito, come ha sostenuto nella discussione della causa la difesa dell'avv. Petroni, d'accordo col conte Soderini, e abbia voh.Jto in quell'attimo di follfa dissipare non solo tutta l'opera mia dei giorni precedenti, ma tutto il mio passato, e tutto il mio patrimonio morale; 2. che il conte Soderini abbia approfittato del breve colloquio avuto con me per "lanciare" maliziosamente sotto il mio nome il progetto di broglio che già era preparato nella mente sua e dei suoi amici; 3. che il conte Soderini, nel turbamento onde era preso alla notizia della sconfitta, di cui, come tutti gli sconfitti, non sapeva darsi conto, supponendo che io fossi perfettamente d'accordo con lui nella convinzione che il vincitore doveva esser lui, abbia equivocato sul significato del rincrescimento da me manifestato in automobile di entrare in ballottaggio con Va34 Questo io non ho mai detto, né so donde l'avv. Petroni possa averlo appreso. 35 Ecco come il padre Genocchi in data 7 novembre 1910 mi riferiva il colloquio avuto col Sederini: "Abbiamo parlato a lungo con la massima cordialità. Però non ho ottenuto lo scopo, ossia l'ho ottenuto per metà solamente. Egli ricorda, dopo quelle espressioni da Lei indicatemi come possibili [Se potessi regalarle 4 o 5 cento dei miei voti, sarei contento], di averle ripetute davanti all'avv. Petroni e ad altri con l'intenzione di far l'elogio di lei e del suo spirito di sacrificio, dicendo che il Salvemini era tanto disgustato dei brogli da aver perfino proposto di cedere a lui i suoi voti. Non avrà detto proposto, ma insomma il Petroni deve aver capito cosL. Davanti alla coscienza del Sederini mi son dovuto fermare con rispetto. Ecco uno di quei casi spiacevoli in cui si direbbe a prima vista che uno dei due si sbaglia, oppure tutti e due sono nel vero. " Ciò che non si riesce in nessun modo a capire, è come mai il Sederini, parlando cosi al padre Genocchi, autorizzasse la lettera dell'avv. Petroni... 34 Il Tribunale di Roma non è stato di questo parere; e mentre ha condannato l'avv. Petroni per diffamazione, ha cosi giudicato della deposizione Soderini: " Della deposizione Sederini non può trarsi che il Salvemini sia stato eccitatore del broglio, come affermò il Petroni. Il tono infatti delle parole che secondo il teste furono pronunziate dal Salvemini dovette esser tale da escludere la volontà di proporre un broglio, e da far ritenere che esse non fossero che l'espressione di un momento di disgusto e di concitazione. Ciò è fatto manifesto dal contegno del Soderini, che avendole accolte ed ascoltate tacendo senza sdegnarsene e senza compiacersene, quando il Salvemini fu lontano, esclamò: •Povero Salvemini, si avvede di essere stato giocato. ' Non potrebbe altrimenti comprendersi come il Soderini non escluda che insieme alla pretesa proposta di broglio (broglio che avrebbe dovuto farsi nelle poche ore in cui sarebbe ancora durato lo scrutiniò la sera del 17 aprile) il Salvemini gli parlasse della necessità di affrettare gli scrutini, e lo pregasse di ottenere ciò nelle sezioni in cui aveva maggiore influenza. E non potrebbe comprendersi che cosa egli intenda dire quando afferma che il Salvemini è onesto fino all'ingenuità, ma che tuttavia in quella occasione perdette la testa, ed in che consista l'equivoco del Petroni, di cui egli parla. Il Sederini dunque esclude nel Salvemini la volontà di attuare il broglio. Resta la impossibilità di conciliare la deposizione resa dal Soderini, con l'approvazione da lui data al Petroni, quando gli mostrò, prima di pubblicarla, una delle lettere contenenti le affermazioni diffamatorie a carico del Salvemini. Mo la contradizione, se è deplorevole, non può certo rendere la deJ•osiziotie del teste diversa da quello che è. " BibliotecaGinoBianco
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