Parlamento, governo ed elezioni meridionali nell'Italia giolittiana Per istrada fui riconosciuto. La folla mi impediva di parlare con calma coi miei amici. Alla fine riescii a liberarmi dalla ressa e mi recai in compagnia di una dozzina di persone in casa del dott. Giorgini. Qui, avute notizie esatte dei fatti di Genzano e avuto assicurazione che ad Albano era stato sventato il tentativo di rompere le urne e che ormai ero sicuro di entrare in ballottaggio, io - ricordando l'incidente dell'automobile - feci osservare ai convenuti che c'era un pericolo: che a Marino o altrove, nelle sezioni in cui non era stato fatto lo spoglio, si tentasse di assegnare al Sederini i voti che toccavano a me: stessero bene in guardia. 17 Sciolta l'adunanza, in compagnia di parecchi fra gli intervenuti, mi avviai a riprendere il tram per Albano. Oramai, dal momento che entravo in ballottaggio, occorreva che vi entrassi nelle migliori condizioni possibili. Occorreva, sopratutto, evitare che nelle ultime ore dello spoglio avvenisse qualche broglio, che rendesse irregolari le operazioni, e mi costringesse a ritirarmi, oppure desse un pretesto alla Camera per annullare la elezione in caso di mia vittoria nel ballottaggio. In quel momento, io volevo risolvere un problema solo: accelerare ovunque lo spoglio dei voti in modo da non dar tempo a nessuno di organizzare od eseguire pasticci, e fare in modo che tutto procedesse con la massima regolarità. Se raggiungevo quest'intento, io potevo considerarmi moralmente già vincitore della battaglia: dopo tante elezioni intorbidate da violenze e brogli di tutti i generi, la votazione di quel giorno, pur attraverso inconvenienti secondari, che non si potranno mai del tutto evitare, sarebbe risultata nell'insi·eme 17 Sul " Giornale d'Italia" del 4 novembre 1910, l'avv. Petroni affermò che in casa Giorgini io eccitai al broglio " manifestando, in forma di progetto, la stessa idea, " cioè quella di riversare i voti miei sul Soderini. Ecco quanto intorno a siffatto episodio hanno deposto i testimoni indotti da me e dall'avv. Petroni nella causa di diffamazione da me intentata all'avv. Petroni davanti al Tribunale di Roma. Vincenzo Cecconi (indotto da me): " Il Salvemini protestava per ciò che si andava commettendo dai suoi fautori e specialmente per la rottura delle urne a Genzano [io non conoscevo ancora interamente i fatti, e credevo che le urne fossero state rotte da chi credeva di fare un piacere a me, come in altri momenti sospettai che fossero state rotte dai valenzanisti: la verità è che furono rotte dai repubblicani]. Poi si fece il computo dei voti, e si capi che chi entrava in ballottaggio era il Salvemini. Ricordo che allora il Salvemini disse: ~Guardate che mi è stato detto che a Marino e a Zagarolo vi era pericolo che avessero sostituito al mio nome quello del Soderini. ' Ed il Salvemini si mostrò decisamente contrario a che ciò avvenisse. " Romolo Ridolfi (da me indotto): " Ricordo che il Salvemini si mostrò stanco della lotta, specialmente pei metodi che si usavano, e disse che sarebbe stato contento che nel ballottaggio fosse entrato il Soderini invece che lui. Ciò disse come una sua aspirazione, non già per raccomandare che ciò avvenisse; ché anzi all'ultimo raccomandò di stare attenti perché non si facessero pastette per fare entrare il Soderini invece di lui. " E nello stesso senso Sabatini e Giorgini. Ing. Riccardo Patriarca, unico testimone presentato dall'avv. Petroni su questo punto della causa: "Il Salvemini era molto arrabbiato per il fatto di Genzano; e diceva che oltre un fatto scorretto era una stupidaggine, perché in questi due paesi egli era in maggioranza. Aggiunse che aveva sentito dire che a Marino si volevano sostituire alle schede col nome di Valenzani le sue [è assurdo che io dicessi questo], e che ciò era male, perché dopo l'impegno preso di agire correttamente non stava bene fare brogli, anzi bisognava affrettare lo scrutinio. Al punto in cui si era giunti, ogni pastetta fatta a suo favore sarebbe stata un danno, e che qualora l'avessero fatta sarebbe stato preferibile che l'avessero fatta in favore del Soderini, e a danno suo, perché era meglio che il Soderini entrasse in ballottaggio. Con ciò non dico che il Salvemini incitasse a fare le pastette. Queste non sono le parole precise pronunciate dal Salvemini, ho cercato di ripor• tare il suo pensiero. Il Salvemini certamente non fece il progetto, ma fece comprendere che se gli altri lo avessero fatto egli si sarebbe acquietato. " C'è bisogno di criticare una testimonianza cosi male imbastita e contraddittoria? Il Tribunale di Roma ha dichiarato assolutamente falsa l'accusa del Pefroni. 186 BibliotecaGinoBianco
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