Le memorie di un candidato rino, Albano e Genzano, era convenuto fra loro e te che non si dovesse assolutamente tentare nessuna manovra per accrescere artificiosamente i tuoi voti. E siccome stentavano a persuadersi, io chiesi formalmente se essi avessero in animo di fare qualche pastetta. Mi risposero di no. E il sindaco di Marino, a cui frattanto ero stato presentato, soggiunse che di pastette non si poteva certo farne perché non c'era nulla di preparato. Insistemmo, il Sabatini da una parte prendendo a parlare or coll'uno or coll'altro, io dall'altra; e finalmente quei pochi repubblicani che erano H parvero convinti che dovesse farsi cosi come tu avevi convenuto almeno per rispetto alla tua parola. Se non che la sera, dopo cena, mentre io mi trovavo ancora adunato con quegli stessi repubblicani e credevo, dopo tre o quattro ore dal primo colloquio, che non potesse esservi piu alcuna possibilità di nuovi dubbi, entrarono il Vesci, un tal Bernabei [Pietro], un inviato del Giornale d'Italia [il dott. Felice Tonetti], l'avv. Petroni. Saputo dagli altri del patto stipulato fra voi e il Valenzani, dichiararono che tu non avevi diritto di fare questo, che noi eravamo ingenui, che non conoscevamo il Valenzani, ecc. Il Vesci dichiarò che egli non intendeva subire il patto, e riteneva che anche gli amici dovessero dargli ragione e fare altrettanto. Il Petroni annuiva con calore, mostrandosi molto adirato che tu ti fossi preso l'arbitrio di stringere quel patto. Il Bernabei disse che aveva fatto bene lui, pure appartenendo ai partiti popolari, ad appoggiare il Soderini, col quale c'era piu speranza di vincere il Valenzani. Tentai di ripetere gli stessi argomenti usati il giorno; ma sentivo che quella gente aveva un piano che dalla convenzione era stato turbato; e dopo avere inutilmente cercato di insistere, senza avere ottenuto la loro esplicita adesione, dichiarai prima di ritirarmi in camera, che mi riservavo di avvertire te perché prima che si iniziasse la votazione potessi prendere la deliberazione che ritenevi opportuna. La mattina appena alzato andai nella sede di un circolo repubblicano, dove erano adunati il sindaco ed altri suoi amici (non c'erano né il Vesci né il Petroni), e alcuni socialisti. Questi avevano insistito perché il patto da voi concluso fosse osservato, e pareva che avessero raggiunto lo scopo. Ma nascevano nuove contestazioni nel modo di comporre i seggi. Io intervenni nella discussione. Giunse intanto uno di Frascati, mandato da te, a dire che bisognava affrettarsi perché in tutti gli altri luoghi l'accordo era stato accettato: tardavano Marino e Frascati: se accettavano a Marino bene, altrimenti neppure a Frascati se ne sarebbe fatto nulla. E cosi finalmente si riusci a compilare una lista per entrambi i seggi. E Vincenzo Cecconi, che la sera del 16 aprile assisté alle fatiche di Mondolfo e di Sabatini, conferma per conto suo il racconto del Mondolfo, e aggmnge: I repubblicani (di Marino) raccolti nell'osteria dal sindaco (la sera del sabato 16 aprile) dissero di essersi costituiti in comitato indipendente a favore del Soderini. Il segretario del circolo Garibaldi disse in mia presenza che se i repubblicani avessero votato per Salvemini, avrebbe fatto sciogliere il circolo stesso. Dichiarò di votare per Soderini.13 E fu proprio questa la tattica di molti repubblicani marinesi nella prima votazione: votare per il clericale Soderini, oppure astenersi, e cercare cosi di escludermi dal .ballottaggio. 13 Cfr. deposizione Cecconi (udienza 31 · ottobre). "Il segretario [del circolo Garibaldi] Paiella si mostrò ostinatamente contrario [al concordato], dicendo di voler rompere tutto, se l'accordo si fosse fatto. " Nello stesso senso depose, in confronto col Paiella, che naturalmente negava, Luigi Sabatini nella udienza del 2 novembre. · BibliotecaGino Bianco
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