Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta sue piu importanti e piu belle città proprio su quel mare, che nel 1914 sarebbe diventato il teatro della guerra. Se essa avesse seguito gli imperi centrali con– tro la Triplice Intesa, Genova, Livorno, Napoli, Palermo, Catania, senza contare le città minori, sarebbero state subissate dai bombardamenti nemici. La Germania, invece, non aveva città importanti sulla costa del Mare del Nord, e le coste dell'Austria, nell'Adriatico, non correvano che mediocri pericoli. Il governo italiano, dunque, intervenendo nella guerra a fianco degli imperi centrali, avrebbe assicurato la vittoria terrestre della Germania sulla Francia, ma avrebbe pagato quella vittoria con la rovina di parecchie sue superbe città marittime e con una crisi di disorganizzazione economica che sarebbe riuscita fatale al paese. Salandra e San Giuliano avrebbero potuto, il 2 agosto 1914, non limitarsi a proclamare -,la neutralità. Avrebbero potuto protestare perché i Gabinetti di Vienna e di Berlino avevano violato il trattato di alleanza, avrebbero de– nunziato il trattato e si sarebbero riservata incondizionata libertà d'azione per l'avvenire, pur dichiarandosi per il momento neutrali. Nella opinione dei diplomatici tedeschi ed austriaci la neutralità italiana non era un diritto derivante dal trattato di alleanza, ma un tradimento contro il trattato di alleanza, degno di esemplare vendetta. Se avessero immediatamente denunziato l'alleanza, Salandra e San Giu– liano si sarebbero messi subito in una posizione perfettamente chiara, senza esporre per questo il paese a pericoli piu grandi di quelli che erano impli– cati nelle contestazioni sull'art. VII e sui compensi. Per proclamare che l'alleanza era stata violata da Berlino e da Vienna nell'estate del 1914, Salandra aspettò il 24 maggio 1915, quando innanzi alla Camera dei depu– tati convocata per votare la dichiarazione di guerra affermò solennemente che l'ultimatum alla Serbia vi<:>lava il trattato per il modo, avendo omesso, non che il preventivo accordo con noi, persino un semplice avvertimento; lo violava per la sostanza, mirando a mutare, in danno nostro, il delicato problema di possessi territoriali e di influenze che si era costituito nella penisola balcanica; ma piu ancora che per questo o quel punto particolare, tutto lo spirito animatore del trattato veniva offeso, anzi soppresso: giacché, scatenando nel mondo la piu orribile guerra in diretto contrasto coi nostri interessi e coi nostri senti– menti, si distruggeva l'equilibrio che l'alleanza doveva servire ad assicurare. Questa argomentazione, in se stessa inoppugnabile, ebbe il torto di appartenere a quel genere di letteratura che i francesi chian_?.ano l'esprit de l'escalt'er: arrivò con dieci mesi di ritardo. È oggi opinione generalmente accettata, e a nostro parere giustamente, che se nel luglio 1914 il ministro degli esteri britannico, sir Edward Grey, avesse dato ai Gabinetti di Berlino e di Vienna, fino dal primo momento della crisi, la certezza di un intervento immediato dell'Inghilterra a fianco della Francia e della Russia, il Gabinetto di Berlino non avrebbe dato mano libera a quello di Vienna contro la Serbia e la guerra sarebbe stata evitata. Non è meno ragionevole il ritenere che i governanti tedeschi ed austriaci 480 BibliotecaGino Bianco

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