Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 per il quale la Francia si sarebbe disinteressa~a della Tripolitania, se l'It?lia le lasciava mano libera in Tunisia. Dato l'accordo fra Inghilterra, Germania e Francia sulla questione di Tunisi, era evidente che il governo italiano non poteva opporsi alla Francia. In conseguenza, rimanevano aperte due sole vie: o accettare le proposte francesi, ed occupare la Tripolitania; oppure persistere nella politica di disin• teresse assoluto. In entrambi i casi, il governo it_aliano poteva assicurare lo sviluppo delle relazioni commerciali italiane con Tunisi, e proteggere il carattere nazionale degli emigranti in Tunisi qualora la Francia occupasse il paese. Il governo francese era disposto a fare larghe concessioni in questo campo. Era il momento buono per trattative di questo genere. Cairoli, ancora una volta, scelse la pessima di tutte le vie. Non voleva lasciar mano libera alla Francia in Tunisi. Perciò rifiutò di prendere la Tripolitania. Domandava sempre che lo statu quo fosse rispettato da tutti. Ma siccome il governo francese aumentava le iniziative economiche in Tu. nisia e cosf alterava lo statu quo, anche il governo italiano si dette a molti• plicare le proprie iniziative economiche per mantenere l'equilibrio, e ma• gari per acquistare il predominio. Cairoli, al solito, non voleva la guerra, ma operava, come se volesse la guerra. Cosf combinava gli svantaggi di tutte le soluzioni. E i due consoli d'Italia e di Francia a Tunisi inasprivano la situazione, perché - sembra - erano tutti e due innamorati della stessa signora. Via via che si accentuava l'attrito italo.francese, Cairoli riconosceva quanto fosse necessario evitare una rottura coll'Austria. Perciò nell'estate 1880 domandò che Bismarck facesse da intermediario per un'alleanza fra la Germania, l'Austria e l'Italia. Bismarck era assai scandalizzato dell'Italia. Paragonava l'Italia al corvo e allo sciacallo, che lasciano agli altri il compito di preparar loro il pasto, e compaiono sul campo di battaglia, a cose finite, attratti dall'odore delle carogne. Bismarck aveva torto ad applicare questo giudizio all'Italia ... solamente. Durante la guerra russo-turca non fu la sola Italia a fare la poli– tica del corvo e dello sciacallo. Il governo austriaco si impadronf della Bosnia– Erzegovina su un campo di battaglia, su cui non aveva affatto combattuto. Anche il governo britannico aspettò che la Russia gli preparasse il pasto, e afferrò dopo la battaglia la sua parte di bottino, cioè l'isola di Cipro. Anche la Francia non aveva combattuto: ed attratta dall'odore delle carogne, afferrò Tunisi. Tutti fecero la politica dello sciacallo. Solamente ci· furono gli sciacalli forti e gli sciacalli deboli, gli sciacalli abili e gli sciacalli sciocchi. Il governo italiano fu uno sciacallo debole e sciocco. Ecco tutto. Tutto questo è detto nella ipotesi che un governo, il quale aumenta le responsabilità del proprio paese, annettendo nuovi territori, sia un governo abile. Io non sono di questa opinione. Ma questo non è un problema storico. Sarebbe una discussione politica. E io debbo rimanere alla storia. Storicamente parlando, noi non dobbiamo dimenticare che nel 1876 311 BibliotecaGino Bianco

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