Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 provocato da Andrassy a rispondere se pretel).deva Trieste, abbia risposto che non sapeva che farsene di... Fiume? Che il rapporto del conte de Launay sia vent1ero, è confermato da un documento, che è venuto a mia conoscenza in questi ultimi giorni, e che pub– blico integralmente nel mio primo volume del lavoro Gl'Imperi centrali e l'I– talia (Firenze, Lemonnier, 1925). È un rapporto del 4 ottobre 1877, nel quale l'ambasciatore tedesco a Roma, Keudell, parla delle preoccupazioni, mani– festate da Crispi a Bismarck, per una eventuale annessione della Bosnia all'Austria. Bismarck, postillando questo rapporto, scrive: "Io le ritenevo [quelle preoccupazioni] strane e indebite, e da esse traluceva la tendenza verso il Trentino." Niente, dunque, Trieste. E neanche il Trentino è stato domandato da Crispi esplicitamente: Crispi ha fatto solamente tralucere una tendenza: proprio come ha riferito il conte de Launay a Roma nel rapporto del 20 settembre. Che Crispi debba avere parlato nello stesso modo a Vienna, un mese do– po - che, cioè, debba avere smentito ogni aspirazione, non su Fiume, ma su Trieste, appoggiando assai poco anche nel Trentino - è confermato, oltre che da tutti gli altri indizi da me raccolti nei miei lavori precedenti, anche da un rapporto, che l'Incaricato d'affari tedesco a Vienna, conte Donhoff, inviò il 16 ottobre a Berlino, mentre Crispi era ancora a Vienna: "La sua missione, se di una missione si può parlare, è diretta a dare qui assicurazioni tranquillanti nella politica italiana e a smentire la connivenza del governo con le mene degl'Italianissimi." Se questo fu l'atteggiamento di Crispi, anche a Vienna, è mai possi– bile che pochi giorni dopo, a Pesth, lo stesso Crispi, interrogato da An– drassy se pretendesse Trieste, abbia risposto che non sapeva che farsene di ... Fiume? ' Alcuni anni or sono, qu~ndo mi occupai per la prima volta di questo problema, e risposi - No, non è possibile -, io non disponevo né del rap– porto Launay, né della postilla Bismarck, né del rapporto Donhoff. Ma di– sponevo del mio buon senso, che si era impennato innanzi a quella seconda edizione del dialogo: Dove vai? - le son cipolle. E mi appoggiavo sull'in– discutibile anacronismo Ulmann per essere certo che i testi crispini non sono genuini, e per-confermarmi nella convinzione che anche il resoconto del dia– logo Crispi-Andrassy non è sincero. Ma il signor P.-C. continua a saltare a pie' pari l'anacronismo Ulmann; come rifiuta di prendere in considerazione il rapporto del conte de Launay; e temo di dover prevedere che ignorerà an– che la pos♦tilla Bismarck e il rapporto Donhoff. Cosf potrà sempre continuare ad essere convinto che io ho proceduto "senza il minimo indizio." In com– penso, proclama in tutti i toni che io sono un maleducato (indelt'cato I - di– ceva il grande Ferravilla), e sono uno storico punto serio. Ma perché dovrei io seguire il signor P.-C. nel terreno dei diversivi personali, che non inte– ressano nessuno? 287 BibliòtecaGino Bianco

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