Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La Triplice Alleanza Ecco perché il ministro degli esteri austro-ungarico, Kalnoky, sco– prendo troppo brutalmente il gioco, avrebbe voluto limitarsi ad una sem– plice garenzia reciproca di "neutralità," facendo volentieri a meno di un vero e proprio trattato di alleanza, che non si poteva concepire senza neanche quel mim'mum di garenzia concepibile fra alleate, quella della integrità terri– toriale.17 Ma i negoziatori italiani si rifiutarono di alienare senza nessun com– penso la libertà diplomatica dell'Italia. E nell'articolo II del Trattato a tre fu pattuita la reciproca garenzia territoriale: cioè la Germania e l'Austria promisero che non avrebbero sollevata la questione romana. Ché a questo in realtà si riduceva la garenzia territoriale. Per quanto, infatti, la garenzia territoriale data dalle due alleate all'Ita– lia rispetto alla questione romana, e alle pretese dei principi spodestati fra il 1859 e il 1860, equivalesse formalmente a quella data dall'Italia, alla Germania rispetto all'Alsazia-Lorena, e all'Austria rispetto alla Bosnia-Er– zegovina e alle provincie di popolazione italiana, è innegabile che nella realtà storico-politi'ca del 1882 questo sistema di reciproche garenzie favoriva piu specialmente l'Italia. Oggi, scomparsa del tutto la generazione di Pio IX e Vittorio Ema– nuele II, consolidatasi la struttura del nuovo Stato nazionale, sottratte le mol– titudini in larghe proporzioni all'influenza, una volta esclusiva, del clero, mediante i maestri elementari, i medici condotti, le organizzazioni econo– miche e politiche socialiste, i giornali, la questione romana ha perduta quasi tutta l'antica gravità. Ma nel 1882, mentre le questioni dell'Alsazia– Lorena, della Bosnia-Erzegovina, di Trento e Trieste, non erano nella vita giornaliera interna della Germania e dell'Austria che problemi di mediocre importanza rispetto all'insieme della compagine statale, per l'Italia la que– stione romana rappresentava ancora un pericolo permanente di gravi diffi– coltà, non solo per il caso di una crisi internazionale, ma anche nel funzio– namento giornaliero della, ancora malferma, organizzazione politica e am– ministrati va. E su questo terreno, il pericolo maggiore non veniva all'Italia dalla Francia. Questa, per essere in grado di turbare sistematicamente ed energi– camente l'Italia col pretesto della questione romana, doveva rinunziare ad ogni indirizzo repubblicano e laico, doveva regredire verso il predominio dei gruppi clericali e monarchici nella sua politica interna: e ciò non poteva avvenire senza una violenta opposizione dell'anticlericalismo democratico. Il governo tedesco, invece, e piu ancora il governo austriaco, potevano agire metodicamente e risolutamente, con l'appoggio della grande maggioranza della loro opinione pubblica. Bismarck, sulla fine del 1881, scontento della ri- 17 Cru:sPI, Discorso di Firenze dell'8 ottobre 1890: "Invece di un trattato di neutralità reci– ~r~~• co~e dapp~im~ lo voleva l'Austria, il trattato del 20 maggio 188_2conteneva una garenzia Ce tntegrità territoriale delle tre Potenze" (PALAMENGHI-CRISPI, olitica estera, p. 98). Cfr. HIALA, La Triplice e la Duplice, pp. 263-65. 7 BibliotecaGino Bianco

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