Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza Vous voyez ce pigeon: il me rapresente la Bosnie. L'Autriche ne bouge pas, et attend que le pigeon aille à sa bouche. Et ça ne lui suffit pas encore: elle veut se faire ouvrir la bouche par l'Europe pour que le pigeon puisse y entrer. 19 Il conte di Biilow, secondo plenip-otenziario tedesco, parlava con minori metafore. La sera del 15 giugno, dopo un pranzo in casa sua, dichia– . rava a Corti, che l'imperatore di Germania e Bismarck erano animati dai sentimenti piu amichevoli verso l'Italia: Se l'indipendenza dell'Italia fosse stata minacciata, la Germania sarebbe stata disposta a fare causa comune con essa. Ma il principe di Bismarck abbandonerebbe l'Italia, il giorno, in cui essa dimostrasse alcuna ostilità al vicino impero, col quale desidera non vengano suscitate nuove complicazioni. 20 Il giorno dopo, lungo discorso di Andrassy: nessuno in Austria ser– bava rancore all'Italia per le guerre passate; il convegno di Venezia fra Vittorio Emanuele II e Francesco Giuseppe (aprile 1875) aveva suggellato la conciliazione: "non dubitava che queste relazioni sarebbero mantenute: non credeva si vorrebbe fare scoppiare una guerra per qualche campo di piu o df meno": per il governo austriaco l'occupazione della Bosnia e della Erzegovina era una necessità per evitare mali maggiori; "l'Austria avrebbe accettato il mandato, se le fosse stato confidato.,, Il secondo plenipotenziario austriaco, Haymerle, diceva a diritta e a sinistra, ben sapendo che le sue parole sarebbero state riferite agl'interessati: "La question du Trentin est une question de bajiohettes. 1121 Il governo britannico, per togliere a Roma ogni illusione, che avessero potuto alimentarvi le fantasticherie di Menabrea, faceva fare a Cairoli, dopo l'apertura del Congresso, la seguente comunicazione: Avendo ragione di credere che fosse stato supposto dal regio governo non essere il governo della regina alieno dall'ammettere, a favore dell'Italia, un titolo speciale di compenso in correlazione colla questione della Bosnia-Erzegovina, stimava opportuno di opporre a simile supposizione la piu recisa smentita. Corti e il secondo plenipotenziario italiano, Launay, facevano buon viso a cattivo gioco. Mostrandosi disinteressati in tutte le questioni, riuscivano spesso a fare opera di conciliazione fra i punti di vista contrastanti. Un di– plomatico francese, che partecipava a queste trattative di retroscena, scrive a Corti: Son extérieur ne prévenait pas en sa faveur, il avait de petits yeux perçants et le nez camard, mais la distinction de ses manières, ses allures cordiales, et surtout la verve, l'originalité de sa conversation incisive et instructive, faisaient oublier son marque étrange. Il ne discourait guère en séance, n'étant pas un orateur, mais il plaçait à propos ses observations politiques, ingénieuses, présentées sous une forme persuasive. Dans les 256 19 Corti a Cairoli, 29 giugno 1878. 2 ° Corti a Cairoli, 29 giugno 1878. 21 Curtopassi, segretario della missione italiana, a Robilant, 11 luglio 1878. BibliotecaGino Bianco

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