Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 credere che veramente bollisse nella pentola una alleanza italo-germanica, 71 mentre nella pentola non bolliva nulla. Il a fait des brioches - diceva Melegari - qu'un attaché n'aurait pas faites. Mais nt voulez-vous que nous désavouions un personnage de cette importance à l'inté- comme n · r un Président de la Chambre. neu, Bismarck nei suoi rapporti col governo francese acquistò una maggiore facilità di manovra, mettendolo sempre piu insistentemente nella necessità di optare: o una lotta ad oltranza con la Germania, in cui questa avrebbe potuto contare sull'Italia, oppure una intesa nord-africana, le cui spese sa– rebbero state fatte dal governo italiano. Quanto ad Andrassy, l'effetto del linguaggio "franco e risoluto" tenu– togli da Crispi fu il seguente. Nella seduta segreta della delegazione austriaca del 18 dicembre, spiegando quale fosse la sua attitudine verso l'Italia, An– drassy comunicò il testo integrale della lettera privata a Wimpffen del 24 maggio 1874 e pochi giorni dopo la Neue Freie Presse rivelò il fatto, preci– sando che Andrassy aveva dichiarato che qualora il governo italiano avesse trascurato gli ammonimenti contenuti in quella nota, l'Austria avrebbe pre– so l'offensiva, e per provvedere alla propria sicurezza futura avrebbe ri– vendicato il Veneto fino al Quadrilatero! Commentando queste notizie in un rapporto del 4 gennaio 1878; Ro– bilant scriveva: Le parole che la N eue Freie Presse dice avere egli pronunziate... sono la ripe– tizione ·delle dichiarazìoni già contenute nella precitata lettera al Wimpffen, e piu tardi confermatemi dal conte Andrassy, ed assai maggiormente sviluppatemi negli spiacevoli col– loqui, ch'io ebbi con lui nell'autunno del 1876 e che non mancai di riferire. Quelle rive– lazioni, dunque, nulla ci possono apprendere di nuovo. Ma con tutto ciò esse non ri– vestono minor gravità ai miei occhi. Finché si trattava di cose scritte in una lettera par– ticolare confidente diretta dal ministro al suo agente, od anche di una conversazìone da lui avuta con me, quelle dichiarazioni non rivestivano precisamente il carattere formalmente ufficiale: quindi non impegnavano l'azione eventuale dei due governi. Ora la cosa sta diversamente. Il conte Andrassy ha dichiarato, e non potrebbe disconoscere di averlo fat– to, dinanzi ai rappresentanti del Parlamento austriaco, di averci diretto la minaccia di cui sopra è caso, e il regio governo è conscio del fatto. Data questa. nuova condizione di cose e dato che il governo italiano non poteva sostenere da sé solo una guerra con l'Austria, Robilant ritornava a fare la solita raccomandazione: era "dovere imprescindibile" dei ministri italiani, " . respmgere senza reticenze, ed ogni qual volta se ne presentasse l'occasio- ne, ogni solidarietà" coi personaggi, che capitanavano il movimento irre– dentista. Solo in questo modo, si poteva togliere al governo austriaco ogm pretesto per fare dichiarazioni, che "comunque formulate, ferivano sem- ~: CmALA, Pagine, I, pp. 276 sgg. · Cle Hayme_rl~, ambasciatore austro-ungarico a Roma, ad Andrassy, 13 ottobre 1877. Anche ebb:ente Mara11:u, nel colloquio del 16 maggio. 1893, diceva a Chiala che "la missione di Crispi. un etfet pzteux. Nessuno lo prese sul serio." . · · 233 BibliotecaGino Bianco

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