Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza aumentasse la preponderanza austriaca nell'Adriatico e perciò danneggiasse l'Italia. Robilant invocava in favore della sua tesi "l'opinione sempre mani– festata dal partito militare (austriaco), essere necessario, pel sicuro e proficuo possesso della Dalmazia, che le terre a cui essa si appoggia, facciano parte della monarchia." Andrassy, ricordando il colloquio del 9 agosto, in cui egli aveva offerto la Tunisia, e Robilant l'aveva rifiutata, diceva che questo rifiuto l'aveva "fortemente impressionato," perché il governo italiano, rifiutando i compensi nell'Africa settentrionale, dimostrava di volere le annessioni solamente a spese dell'Austria. Robilant cadeva dalle nuvole, dichiarando "stranissima questa argomentazione": "Come ci si potrebbe appuntare di nutrire appe– titi disordinati, basandosi sul fatto che abbiamo manifestato ripugnanza recisa ad assiderci ad un banchetto a cui ci si voleva convitare? " E gli pareva cosf di usare un argomento "chiaro come il sole." Ma Andrassy non ne voleva convenire, e continuava a dolersi che Robi– lant "accarezzasse secondi fini." Non aveva torto: rifiutando il banchetto, perché la pietanza offertagli, cioè la Tunisia, non era di suo gusto, Robi– lant non rifiutava qualunque altra pietanza, e piu precisamente quella, che Andrassy non intendeva offrire; rifiutando gli appetiti disordinati, non rifiu– tava gli appetiti ordinati, mentre Andrassy sui territori austriaci non ammet~ teva appetiti, né disordinati, né ordinati. Come sintesi della discussione, durata due ore, Robila,nt fissò nel rap– porto, che inviò a Roma, due "impressioni sommarie." Primo. Non v'ha piu dubbio per me, che ogni qualsiasi ulteriore discussione, an– çhe soltanto teorica, intorno al nostro diritto di ottenere, in compenso di un ingrandi– mento dell'Austria in Oriente, una porzione di territorio austriaco ove si parla la nostra lingua, condurrebbe senz'altro ad una quasi immediata rottura delle relazioni. Il conte Andrassy mi accennò di nuovo che, ove credessimo un compenso ci fosse necessario, lo potremmo trovare in Oriente, a Tunisi, per esempio, o altrove; e su questo terreno l'Au– stria non sarebbe aliena dall'appoggiare le nostre pretese. S~condo. Ove noi intendessimo, di fronte ad una qualche eventualità, soli o col– l'appoggio di altra potenza, lasciar il campo della discussione teorica, per passare su quello della rivendicazione effettiva, permettendo formazione di bande di volontari allo scopo di invadere territori austriaci, od effettuando in altro modo le nostre pretese, ciò sarebbe senz'altro considerato come un casus belli: "et du moment où l'Italie montrerait d'étre décidée à altérer à son profit la frontière actuelle de l'Autriche, nous nous met– trions en mesure de la modifier au notre": queste sono le sue testuali parole. In sostanza, il conte Andrassy ci ha posto il dilemma: "coli'Austria o contro l'Austria." Se coll'Austria, "rinuncia a qualsiasi aspirazione ad annetterci nuovi territori abitati da italiani, ed in tal caso continuazione del vantaggio, che nelle questioni generali ed in particolare quelle che hanno tratto agli interessi del cattolicismo, può assicurare l'alleanza sicura e leale dell'Austria." Se contro, "l'appoggio dell'Austria ai partiti a noi avversari, e la guerra anche al primo momento ch'essa la ravviserà opportuna per lei." Passando ad esporre la propria oprn1one sulla condotta da seguire, Robilant osservava che l'Italia non poteva da sola affrontare l'Austria: "l'esercito austriaco, piu forte del nostro, molto meglio costituito - m'è 210 BibliotecaGino Bianco

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